“Una sanità non all’altezza delle sfide del momento, che funziona a “macchia di leopardo”. E’ inaccettabile assistere ogni giorno a notizie su un sistema sanitario in emergenza e gestito all’insegna delle criticità, peraltro con evidenti differenze territoriali che, in assenza di interventi significativi, rischiano di non garantire a tutti i cittadini, soprattutto anziani e fragili, quel diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione”.
Con gli ultimi e tragici casi di cronaca sono riemersi con forza gli squilibri e le incongruenze del sistema sanitario toscano sui quali torna ad intervenire Luciano Bartolotti, Presidente CNA Pensionati Toscana Centro, che chiede un cambio di passo politico per rimuovere quegli scogli già evidenziati in occasione dell’ultima Assemblea dei Pensionati CNA che ha fatto il punto proprio sui seri disagi organizzativi della sanità toscana.
“Abbiamo vissuto 3 anni di pandemia durante i quali il sistema sanitario nazionale, pur nelle sue contraddizioni, ha dato dimostrazione di essere una tessera indispensabile del mosaico del welfare italiano – esordisce Bartolotti – e pensavamo che da quella situazione la sanità ne sarebbe uscita migliorata. Così non è stato, e oggi abbiamo di fronte una situazione sanitaria emergenziale che richiede un’attenzione altissima da parte delle istituzioni. Siamo una popolazione che ha un tasso demografico tra i più bassi di Europa, che ha una popolazione anziana, scarsamente digitalizzata e con bassi redditi pensionistici, che non può permettersi sempre di rivolgersi al privato perché il “pubblico non risponde”. Dovremmo poter contare su un welfare all’altezza dei bisogni sociali, ma siamo molto lontani da questo obiettivo e ogni giorno i nostri associati pagano sulla propria pelle tante criticità, frutto di anni di disinvestimento nella sanità. Un primo esempio è la gestione del 118, che mentre su Pistoia ha già vissuto una riorganizzazione che ha portato la centrale del 118 ad aggiudicarsi un importante premio internazionale, su Prato deve essere ancora rivista e vive una situazione ben più deficitaria, con nette differenze che ricadono sui pazienti. La tanto decantata riforma voluta dalla Regione impone quindi un ripensamento, perché non è accettabile che, in caso di chiamate di emergenza, vengano inviate solo ambulanze con volontari e sprovviste di medico a bordo o infermieri. E’ un problema molto serio, perché parliamo di salvare la vita alle persone. Ma gli effetti di anni di disinvestimento si vedono su molti altri fronti – prosegue Bartolotti – la carenza cronica dei medici di famiglia visto che tra pensionamenti e dimissioni, l’ultimo rapporto AGENAS ha stimato che da qui al 2025 ne mancheranno solo in Toscana ben 253; la difficoltà di accesso al sistema di prenotazione, le inaccettabili code da smaltire per quanto riguarda le liste di attesa di esami e accertamenti clinici, la smobilitazione di presidi sanitari in molte aree territoriali interne, come la Montagna Pistoiese. Su questo fronte, prendiamo atto con favore sia della sfida lanciata dalla Regione sul progetto straordinario per far fronte alla carenza di medici nelle zone interne – auspicandoci che il progetto vada a colmare davvero le attuali lacune territoriali – sia della riorganizzazione del CUP, che però non risolve il problema delle lunghe attese. Di certo, su queste operazioni CNA Pensionati Toscana Centro vigilerà con attenzione affinché questi problemi siamo davvero risolti definitivamente, e daremo il nostro contributo sul fronte dell’alfabetizzazione tecnologica della cittadinanza con il progetto “Salute in rete” che abbiamo varato per creare 6 sportelli di supporto a tutti i cittadini e anziani che necessitano di servizi digitali per l’accesso alla sanità, ma torniamo a ribadire che il tema della salute e della qualità della vita deve rappresentare l’argomento principe su cui orientare le opportunità e le risorse destinate alla sanità dal PNRR riempiendo le strutture di professionalità, funzioni e contenuti”.