“Lavoriamo ad un Piano per Prato che colga ogni occasione utile alla città”
PRATO – Il 2012 si apre a tinte fosche per le pmi, ma guardando alla capacità innovativa del distretto e alle opportunità che si prospettano con la fase due del Governo Monti, Anselmo Potenza presidente Cna vede spiragli di rilancio e di riscatto pur in un quadro tutt’altro che facile.
Partiamo dagli aspetti positivi che potrebbero costituire la base di un rilancio del distretto.
“Prato ha in sé gli ingredienti per essere il luogo del cambiamento, delle riforme, dell’innovazione. E’ un centro internazionale del manifatturiero, nel cuore dell’area metropolitana, dove da sempre si incontrano conoscenze e innovazioni e dove la modernità può tornare protagonista. Noi difendiamo questi valori e ci impegneremo affinchè il 2012 sia l’anno della scossa per la nostra città. Ecco perchè siamo disponibili ad accogliere la proposta della Provincia e a lavorare subito ad un Piano per Prato in cui identificare ogni opportunità a supporto del territorio”
Da dove iniziare a sbrogliare la matassa?
“Non ripartiamo da zero ma dalle idee che le associazioni hanno già messo sul piatto e dalle proposte emerse dal tavolo di distretto che troverebbero sostegno sia da istituzioni che dalla C.c.i.a.a. Ora Prato deve poter contare su uno spirito di condivisione sociale, un’unità di intenti e sforzi trasversali che rappresentino la base su cui costruire il futuro. Riaprire cantieri, anche per infrastrutture, sbloccare il patto di stabilità e i pagamenti alle imprese fornitrici, rilanciare la filiera tessile che soffre per la bassa redditività, sarebbero già piccoli passi avanti in grado di restituire fiducia e stimoli al sistema delle pmi”.
Gli indicatori nazionali parlano di contrazione del Pil e stagnazione. Come vivono questo momento gli imprenditori?
“Con apprensione. Pagheranno questa manovra due volte: prima come cittadini, e poi come imprese, sottoforma di riduzione di lavoro e tariffe, aggravi di costi per consumi e forniture, ritardi nei pagamenti e con la chiusura di credito da parte delle banche. Detto questo però, non intendono sottrarsi alle azioni necessarie per risanare i conti pubblici ma sono coscienti che l’efficacia degli interventi si misurerà sulla capacità di rilancio dell’economia. Mi riferisco alle riforme promesse e mai realizzate. Parlo di politiche attive su liberalizzazioni, concorrenza e accesso al mercato degli appalti, di razionalizzare e snellire gli apparati istituzionali, di tagli alla burocrazia, di agire sulla leva fiscale per rendere più efficiente e competitivo il mercato del lavoro. Solo così le nostre imprese potranno competere ad armi pari sul mercato globale e l’economia italiana rialzerà la testa recuperando, in parte, i disastri imputabili a finanza e banche”
Già, gli istituti di credito. L’ultimo allarme lanciato da Cna dopo l’indagine dell’istituto Swg fa tremare i polsi…
“Farsi concedere un prestito o aprire una linea di credito è una chimera per la maggior parte di quei 4,1 milioni di imprenditori che rappresentano il 95,3% di tutte le aziende italiane. Nell’esperienza reale, 1,5 milioni di pmi italiane denunciano forti difficoltà di accesso al credito. I criteri applicati si sono molto irrigiditi secondo il 56% degli imprenditori, e le previsioni sono pessime visto che il 58% degli intervistati prevede un peggioramento dei rapporti con le banche. Questo non è accettabile, e pur con i dovuti distinguo a livello territoriale, Cna si impegnerà ancor di più per invertire una tendenza che rischia davvero di affossare anche le imprese sane e in grado di reagire alla crisi”.