“Per l’economia toscana il 2020 è già un annus horribilis che ha visto andare in fumo i 4/5 della produzione regionale solo nel primo trimestre 2020 (rispetto allo stesso trimestre del 2019) e con le province messe in ginocchio dall’effetto pandemia, tant’è che solo nel mese di aprile 2020 (rispetto ad aprile 2019) Prato ha visto crollare la produzione industriale del 60%, e Pistoia del 50%”. A confermarlo sono gli ultimi dati elaborati da IRPET per conto di CNA Toscana Centro che scattano una fotografia preoccupante del trend economico presente – e futuro – a seguito delle conseguenze dell’emergenza Covid
L’ indagine è stata diffusa in occasione dell’Assemblea pubblica online di CNA Toscana centro seguita online da oltre 120 followers – sui dati illustrati dal Dott. Leonardo Ghezzi Capo economista IRPET – che ha visto confrontarsi il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi e il Presidente di Cna Toscana Luca Tonini con i due Sindaci di Prato e Pistoia, Matteo Biffoni e Alessandro Tomasi. A moderare il dibattito il dott. Piero Fachin, vicedirettore del quotidiano La Nazione.
LO STUDIO IRPET / CNA TOSCANA CENTRO
LA CRISI NELLE PROVINCE TOSCANE – Di fatto, tutte le province toscane hanno registrato cali pesantissimi nella produzione industriale e si collocano in un contesto negativo e preoccupante, ma nel quadro generale alcune hanno subito dei veri e propri crolli, confermati dal tasso di variazione percentuale nel mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019. Questa la classifica provinciale elaborata dall’IRPET: Prato (-60%), Arezzo (-60,5%), Pisa (-54,1%), Firenze (-53,2%), Pistoia (-49,1%), Massa Carrara (-46,8%), Siena (38,1%), Livorno (-33,8%), Lucca (-33,1%), Grosseto (-27,6%). A livello generale, sempre nel mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019, la Toscana ha perso quasi il 50% della sua produzione industriale
PROSPETTIVE FUTURE E STILE SUL PIL ANNUALE 2020 – In base ai dati elaborati dall’IRPET, frutto anche di un’osservazione diretta, è stato calcolato l’andamento del PIL sull’intero anno 2020 in cui si stima che Prato potrebbe registrare una caduta del Pil pari a -13% e Pistoia di -10%.
IL LOCKDOWN PER GLI ADDETTI TOSCANI – La pandemia ha costretto gran parte delle attività alla chiusura che si è però attuata in maniera molto disomogenea, riflettendosi in maniera differente sia sugli addetti dei diversi comparti sia sulle differenti tipologie produttive territoriali. L’80% di addetti costretti al lockdown si sono registrati nei settori made in Italy (tessile,abbigliamento), metalmeccanica e servizi turistici, mentre l’ambito costruzioni, edilizia e commercio ha lasciato a casa il 60% circa dei lavoratori, contro un 40% di operatori bloccati nei servizi vari, un 20% di addetti ai settori chimico, farmaceutico e servizi urbani mentre a restare in attività quasi totalmente sono stati gli addetti del comparto trasporto merci e magazzinaggio. Sulla base del lockdown degli addetti in Toscana è stata poi calcolata la ricaduta della produzione industriale che a MARZO 2020 (rispetto allo stesso mese 2019), ha registrato -33% nella perdita della produzione e -50% nel mese di APRILE 2020 (sempre rispetto allo stesso mese del 2019).
LA CRISI NEI DIVERSI COMPARTI – Nel solo mese di aprile 2020, rispetto ad aprile 2019, l’IRPET ha calcolato che l’80% circa di contrazione industriale ha riguardato soprattutto le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori e la fabbricazione mezzi di trasporto. Una caduta di -70% ha investito la produzione industriale di altre attività manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e lavorazioni di minerali non metalliferi. Il -60% si è registrato nell’industria del legno, attività estrattive, mentre tra -50% e -40% si attesta la fabbricazione di macchinari e apparecchi, le attività metallurgiche, la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche. Al di sotto di -30% si piazzano poi le imprese di fabbricazione di computer, apparecchi elettronici e ottici, carta stampa e registrazione, fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati. Infine un calo produttivo di circa -10%, (sempre nel mese di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019) ha coinvolto imprese di produzione di energia elettrica e gas, chimica e farmaceutica, mentre al di sotto del 10% si piazzano solo le industrie alimentari, bevande e tabacco.
UN TRIMESTRE NERO PER SERVIZI E COSTRUZIONI – Una fotografia drammatica emerge anche dai dati relativi all’indice della produzione di Servizi, riferita al Primo trimestre 2020 (rispetto al precedente trimestre 2019) visto che sia la Toscana in generale che la provincia di Pistoia hanno lasciato sul terreno circa l’80% della produzione di servizi mentre nello stesso comparto Prato si attesta su circa -70% di contrazione.
Infine, il settore Costruzioni calcolato però su dati nazionali, ha visto sfumare circa il 70% della produzione nel primo trimestre 2020, rispetto al precedente trimestre 2019
LE PROPOSTE di CNA per il RILANCIO
Come è emerso dai dati, ha detto CLAUDIO BETTAZZI Presidente di CNA Toscana Centro, “se queste previsioni fossero confermate si tratterebbe della contrazione più pesante mai osservata nei dati ufficiali dal dopoguerra ad oggi. La crisi territoriale è così grave che bisogna subito avviare uno sforzo eccezionale per salvare tutte le imprese, perché la capacità produttiva persa sarà difficilmente recuperabile. Arriveranno molte risorse dall’Europa e dal Governo, ma i benefici reali di questo impegno finanziario si vedranno solo se sapremo tradurre lo sforzo nazionale in una strategia di sviluppo territoriale che va costruita con le istituzioni. Ora serve dunque un gigantesco Piano strategico di investimenti per la ricostruzione dell’intero Paese e delle economie locali: un Piano che dovrà servire sia per utilizzare al meglio le ingenti risorse comunitarie, sia per curare i mali cronici che da sempre impediscono alle imprese di crescere e di essere competitive”.
Di qui, le proposte che l’Associazione ha portato all’attenzione dei Sindaci per avviare da subito tavoli di lavoro finalizzati a raggiungere questi obiettivi. Eccoli, in sintesi:
LIQUIDITA’ – E’ il vero dramma delle imprese visto che i 3 mesi di mancati incassi hanno esaurito la liquidità delle aziende e nei prossimi mesi potremmo assistere a ondate di fallimenti che in Toscana si stimano su circa 20.000. Ecco perché servono strumenti dedicati e a misura delle piccole e medie imprese e da un lato bisogna ampliare il raggio di azione dei Confidi a partire dall’utilizzo di fondi pubblici per erogare finanziamenti di piccoli importi e consentire alle piccole imprese di accedere alla finanza innovativa come alternativa al credito bancario.
UN BONUS 110% PER RILANCIARE ANCHE IL MANIFATTURIERO – Per far ripartire gli investimenti e i consumi, una leva importante sarà il Bonus del 110% sulle opere edilizie – purché si riparta dalle piccole opere già cantierabili su scuole e riassetto idrogeologico – ma riteniamo necessario che lo stesso approccio e la stessa azione venga attuata in larga scala anche per rilancio delle filiere produttive e del manifatturiero.
LA TECNOLOGIA E LE RISORSE UMANE – Sul primo fonte, l’esperienza maturata con la crisi ha indicato la strada, mostrando la necessità di accelerare la digitalizzazione di tutti i processi e di ripensarne l’organizzazione. Per la seconda, siamo oggi di fronte a un’occasione unica: costruire strumenti e bandi per realizzare il forte turn over atteso nei prossimi anni che renderà possibile l’ingresso di giovani motivati – e da motivare – e con competenze elevate e differenziate.
LA RIFORMA DELLA BUROCRAZIA E LA RIFORMA FISCALE – Sono queste le due maggiori priorità a livello nazionale e locale. Sul primo fronte, serve una burocrazia amica delle imprese e una riforma che rafforzi le competenze organizzative delle p.a. riducendo i tempi e snellendo le procedure di adozione dei provvedimenti. Sul secondo fronte, di recente è stata accolta la richiesta di CNA per lo slittamento della scadenza al 30 giugno per la liquidazione delle imposte sui redditi e dell’Iva, ma è solo una goccia nel mare. La tassazione sulle pmi è eccessiva e iniqua e danneggia la competitività. Per questo oggi è urgente una riforma fiscale che sposti il carico maggiore non sui fattori produttivi – capitale e lavoro – ma sulle posizioni di rendita finanziaria e sui patrimoni che non sono messi a frutto, che sia digitalizzata al massimo, per facilitare i controlli e la lotta all’evasione e dare un taglio netto al prelievo fiscale che le pmi non possono più sostenere.
INNOVAZIONE, DIGITALIZZAZIONE ed ECONOMIA GREEN – Alle imprese servono azioni che puntino allo sviluppo delle infrastrutture e dei settori ad alto contenuto innovativo come la rete fissa a banda larga ultraveloce, ad esempio, che raggiunge solo meno di un quarto delle famiglie italiane, contro il 60% della media europeaNel periodo di lockdown è emersa in tutta la sua gravità la debolezza dell’Italia su questo tema ed è urgente attuare forti investimenti sulla digitalizzazione e sull’innovazione, sia per recuperare quote di mercato, sia per far crescere, insieme al capitale produttivo, anche l’occupazione e l’impiego di risorse umane giovani e fresche che oggi non vengono adeguatamente formate per utilizzare e sviluppare questi strumenti. Inoltre sarà importante cogliere tutte le occasioni di transizione per accelerare il vambiamento verso un’economia più green, più rispettosa dell’ambiente e con minori emissioni di gas inquinanti.
RETI DI IMPRESE E AGGREGAZIONI – Le aggregazioni tra imprese e filiere, nel post-Covid, possono rappresentare un modello competitivo in grado di valorizzare le nostre eccellenze, far recuperare importanti fette di mercato e aumentare la competitività generale. In questa fase dunque serve un nuovo disegno industriale da costruire tutti insieme, supportato da risorse istituzionali, partendo dalle necessità delle microimprese e definendo un progetto comune di condivisione che tracci le tappe e le possibili fonti di finanziamento che saranno messe a disposizione sia a livello europeo, che nazionale, che regionale.
FONDI STRUTTURALI REGIONALI ORIENTATI SULLE FILIERE LOCALI – Oltre alle risorse nazionali ed europee, le ziende si aspettano altri provvedimenti importanti dalla Regione Toscana, attraverso la programmazione dei prossimi Fondi Strutturali sui quali CNA ritiene necessario un cambiamento di rotta, viste le pesanti conseguenze della pandemia. I Fondi Strutturali dovranno infatti essere orientati a una ridistribuzione dei benefici e delle risorse sul territorio e sulle filiere diffuse e i relativi Bandi dovranno concentrarsi sulle filiere territoriali per provocare ricadute positive su tutto il tessuto produttivo regionale e sulle pmi che rappresentano l’ossatura economica dell’intero Paese.