I Presidenti ed una delegazione di imprese afferenti i mestieri dell’ Unione Agroalimentare guidata dal Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi, dalla Vicepresidente Nazionale Elena Calabria e dal Vicedirettore Stefano Vivai, hanno incontrato oggi il Senatore Patrizio La Pietra Sottosegretario di Stato al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per un confronto sulle problematiche più sentite dal settore agroalimentare e per avanzare proposte utili a superarle. L’incontro si è tenuto nella sede dell’impresa Gi.Metal srl a Montale, leader a livello internazionale come produttrice ed esportatrice di strumenti e attrezzature d’alta qualità per la pizza.
A conclusione dell’incontro il Sottosegretario La Pietra si è detto soddisfatto di questa prima occasione di confronto con le piccole e medie imprese del settore e ha espresso l’intenzione di tornare sul nostro territorio per convocare un tavolo di confronto con la Grande distribuzione organizzata, coinvolgendo anche il settore dell’agricoltura, per trovare un equilibrio tra le esigenze delle pmi e la Gdo.
ALCUNI DATI
CNA Toscana Centro associa ad oggi oltre 300 aziende dell’Agroalimentare su un totale di circa 600 imprese artigiane presenti nelle provincie di Pistoia/Prato nel comparto e nei servizi collegati di ristorazione, configurandosi pertanto come Associazione di riferimento.
Il settore agroalimentare negli ultimi anni ha registrato difficoltà in costante crescita: i costi energetici hanno sfiancato ogni comparto produttivo. Il settore dei produttori e trasformatori agroalimentari è stritolato tra la pressione esercitata dagli aumenti energetici e delle materie prime e il contenimento dei prezzi alla vendita e ovviamente è impossibilitato a riversare sui prodotti tutti i costi subiti.
Le nostre imprese subiscono un’inflazione all’acquisto non ancora scaricata sui prezzi di vendita di almeno 6/7 punti, anche per la forte opposizione della GDO, ma questa è una situazione che non potrà durare per lungo tempo. Gli aumenti sono al di sotto dell’inflazione e ben inferiori agli aumenti che le aziende agroalimentari hanno subito per l’acquisto di film plastici, etichette autoadesive, cartone, vetro, imballaggi, prodotti aumentati in genere di almeno il 25%, mentre i costi energetici in alcuni casi sono triplicati. Infine, gli artigiani e le piccole imprese che lavorano per la GDO non vedono riconosciuti gli aumenti richiesti se non per un massimo del 3-5%. Questo significa che il rischio chiusura è alto, perché la situazione non tenderà a migliorare nel breve periodo
I TEMI E LE PROPOSTE DI CNA
Come evidenziato sia dall’Osservatorio BUROCRAZIA di CNA sia dalle imprese agroalimentari di CNA Toscana Centro ci sono nodi cruciali irrisolti che devono trovare ascolto e provvedimenti adeguati a livello governativo. In primis, il fattore burocrazia, un semplice esempio: per poter consumare un prodotto gastronomico all’interno di un’attività artigiana, normative e burocrazia impongono sedute scomode e vietano l’uso di piatti di ceramica e posate in metallo. E se l’artigiano ha l’ardire di offrire una bibita deve addentrarsi in un infernale iter legislativo dal quale è difficile uscire. L’indagine ha evidenziato quindi la necessità di potenziare le forme di raccordo e collaborazione tra i diversi livelli istituzionali in modo da valorizzare le specificità territoriali all’interno di una visione unitaria; semplificare e razionalizzare il quadro normativo e regolamentare; aggiornare e riordinare le leggi di settore, a partire dal coordinamento dei percorsi formativi; assicurare l’interoperabilità delle banche dati pubbliche; dare risposte ai nuovi mestieri attraverso standard omogenei, valorizzare le best practice locali in un contesto nazionale.
Altro tema chiave sono le FILIERE.CNA Agroalimentare e Altragricoltura-Confederazione per la sovranità alimentare hanno sottoscritto il 22 febbraio un accordo di collaborazione. L’intesa è mirata a ricomporre gli interessi di agricoltori, allevatori, pescatori con quelli di trasformatori artigianali, piccoli distributori, piccole imprese della filiera agroalimentare e a promuovere la più ampia alleanza di società con i cittadini fruitori. Il suo obiettivo è dare rappresentanza a un progetto che, per uscire dall’attuale crisi, affronti l’agroalimentare in termini di riorganizzazione delle filiere e delle comunità. Riorganizzazione che deve garantire il reddito ai produttori, i diritti ai lavoratori, una alimentazione sicura e garantita ai cittadini fondata sul cibo artigiano di territorio e prodotto assicurando benessere e qualità ambientale. Le imprese vanno aiutate a liberarsi da lacci e lacciuoli che ne impediscono lo sviluppo e sollevate dagli effetti di una crisi indotta da un sistema agroalimentare che va profondamente riformato. Occorre restituire dignità a chi lavora nella terra e nel mare e ai tanti trasformatori artigianali sulla base di scelte orientate alla conversione agro-ecologica.
Sul fronte poi dei CONSUMI anche se le ultime registrazioni parlano di incremento, su base annua l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto e pertanto i consumatori hanno continuato a spendere di più per comprare di meno. Oltre tutto, le vendite sono sempre più appannaggio delle grandi superfici e soprattutto dei discount alimentari, a scapito di negozi di prossimità e ambulanti, presidi sociali oltre che economici sul territorio. Insomma, diversi indicatori sul fronte dei consumi rimangono allarmanti. E le prospettive dell’economia non aiutano a sperare in una inversione di tendenza. Servono provvedimenti espansivi a sostegno della produttività e dello sviluppo. C’è bisogno di misure a supporto degli esercizi di prossimità che veicolano prodotti del Made in Italy prima che la debolezza dei consumi possa danneggiare l’intera filiera produttiva tricolore e modificare sostanzialmente lo stile di vita italiano. A questo proposito è necessario aprire uno specifico confronto interministeriale che coinvolga tutte le componenti delle diverse filiere interessate, compresi i fornitori di materie prime e dei servizi energetici, i rappresentanti della logistica, degli imballaggi e la distribuzione per affrontare, in un’ottica di sistema e di medio/lungo periodo, le diverse problematiche che influiscono sulla formazione dei costi di produzione per le imprese.
Parlando inoltre di AUMENTI DI ENERGIA, COSTI DELLE MATERIE PRIME E RAPPORTI CON LA GDO si rileva che la GDO vende il 70 % dei prodotti sul mercato ed è nei suoi oltre 20mila punti vendita sul territorio italiano che si registra l’80 per cento dei consumi: La Gdo a oggi è il principale partner di filiera per le produzioni italiane, tuttavia difficilmente il consumatore finale sa come acquista. La stragrande maggioranza delle Denominazione di origine protetta italiane è prodotta da piccole e medie imprese, questo testimonia l’estrema necessità che l’Italia aiuti artigiani, micro, piccole e medie imprese a far conoscere e vendere i propri prodotti. A livello europeo CNA sta mettendo in campo azioni per sostenere un’armonizzazione delle norme che possano determinare acquisti consapevoli e non ingannevoli. La Gdo dovrebbe dialogare con le Pmi, nella consapevolezza che tracciabilità e trasparenza rappresentano un valore aggiunto. Per questo la CNA è un interlocutore ideale per calmierare alcune dinamiche e garantire condizioni eque di concorrenza.
Infine, sul fronte di EXPORT E MADE IN ITALY già nel 2023 l’esportazione di prodotti agroalimentari toscani si è chiusa con un +6% rispetto al 2022, un dato migliore di sempre. Tuttavia il 2024 non si preannuncia un anno semplice a causa delle nuove tensioni internazionali. Più di un terzo dei prodotti agroalimentari italiani è destinato fuori dai confini comunitari anche se il principale mercato di destinazione resta l’Unione Europea, con Germania, Francia e Stati Uniti che si classificano come i partner di maggior rilievo, sebbene per gli Usa si registri una contrazione delle spedizioni nel 2023. Un record trainato da una produzione agroalimentare regionale Toscana che è tra le più green d’Europa con 10.000 operatori impegnati, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (90) e 467 specialità alimentari tradizionali.
Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia nazionale serve rimuovere gli ostacoli commerciali ma anche cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale e lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le piccole e medie imprese che vogliono conquistare nuovi mercati attraverso adeguati progetti di filiera e rafforzare quelli consolidati, valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle ambasciate anche nel contrasto dell’italian sounding.