Dicembre 2020 ha confermato un mercato del lavoro sostanzialmente piatto nelle imprese artigiane, micro e piccole. Registrando un crollo delle assunzioni e un forte arretramento delle cessazioni, frutto rispettivamente della crisi economica e dei provvedimenti governativi, dal divieto di licenziamento al massiccio riscorso alla Cassa integrazione guadagni. La conseguenza di questo combinato disposto è un calo del 2% nell’occupazione tra i “piccoli”, esattamente come si era verificato a dicembre 2019. Con una importante differenza: mentre nell’ultimo anno l’incremento tendenziale dell’occupazione si è fermato allo 0,2%, tra dicembre 2018 e dicembre 2019 la crescita era stata del 2%, sia pure già in frenata dalla fiducia in rallentamento sul futuro dell’economia.
È quanto emerge dall’Osservatorio lavoro della CNA, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente le tendenze dell’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole dal dicembre 2014, all’inizio della stagione di riforme che ha profondamente modificato il mercato del lavoro italiano.
In apparenza l’andamento di dicembre 2020 non si discosta dai dicembre precedenti: l’ultimo mese dell’anno si caratterizza da tempo come un periodo di ripiegamento dell’occupazione in quanto molti rapporti di lavoro giungono a scadenza e il numero di cessazioni supera abbondantemente quello delle attivazioni di nuovi contratti. Se il risultato finale differisce poco dall’andamento consueto, quindi, è la sua genesi a lanciare l’allarme. A dicembre scorso infatti le assunzioni sono scese addirittura del 30,5% (il peggior dato dell’Osservatorio, se si esclude aprile 2020, mese di pieno confinamento) mentre le cessazioni sono diminuite del 13,5%. In rapporto all’occupazione, comunque, sia le assunzioni sia le cessazioni hanno registrato il valore più basso nella serie storica dell’Osservatorio confermando sostanzialmente la temporanea fine dell’avvicendamento lavorativo, risultato del clima di timorosa attesa nella quale tutti, e quindi anche gli imprenditori, vivono.
La crisi, sanitaria e socio-economica, non ha invertito, comunque, una tendenza che sembra inesorabile: il calo dei contratti a tempo indeterminato. La disaggregazione
Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa
dell’occupazione nelle imprese artigiane, micro e piccole mostra che a fine 2020 la quota di questi contratti sul totale era calata al 55,2% (contro l’86,1% del dicembre 2014) a fronte del 29,4% dei contratti a tempo determinato (+23,8% in sei anni esatti), al 12,4% dell’apprendistato (+6,6%) e al 3% del lavoro intermittente (+0,5%).
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