CNA Benessere e Sanità esprime forte dissenso rispetto all’esclusione di estetica, tatuaggio e piercing dalle attività che possono restare aperte nelle zone rosse e chiede che il Governo modifichi le disposizioni contenute nel DPCM del 3 dicembre.
Alla luce della decisione del Governo di procedere a nuove restrizioni che comporteranno la chiusura in tutto il Paese dei centri estetici, tattoo e piercing in giorni intensi per il settore, appare fondamentale un chiarimento sulle motivazioni di una scelta tanto incomprensibile.
Al pari degli acconciatori, le imprese di estetica hanno sempre garantito i massimi livelli di sicurezza e non rappresentano in alcun modo fonte di contagio poiché per organizzazione e modalità di svolgimento del lavoro non presuppongono la compresenza di più persone, né ingenerano assembramenti.
Inoltre, l’osservanza di stringenti Protocolli di sicurezza garantisce l’adozione di misure e dispositivi idonei a minimizzare il rischio di contagio in qualsiasi tipologia di trattamento richiesto.
Come CNA Benessere e Sanità ha rimarcato in più occasioni, la loro esclusione risulta priva di motivazioni oggettive e appare frutto più di una scarsa conoscenza del modo in cui queste attività vengono ordinariamente svolte che non di una scelta ponderata che tenga conto dell’effettivo rischio di contagio.
CNA Benessere e Sanità invita il Governo ad un riesame approfondito delle valutazioni che hanno portato all’esclusione delle imprese di estetica, così come quella di altri servizi alla persona, in modo da evitare l’applicazione di disposizioni tanto inique quanto intollerabili per un settore che da sempre garantisce altissimi standard di igiene e sicurezza.