“Una grande emozione e un evento storico di cui la politica dovrà tener conto. Da questo momento i Governi locali e nazionali dovranno rispettare il nostro mondo e ascoltare le nostre ragioni. Da adesso le piccole imprese “invisibili” – che sono l’ossatura dell’economia del Paese – sono diventate finalmente visibili e le nostre ragioni diventeranno le ragioni dell’Italia intera”.
A pochi giorni dalla mobilitazione di Rete Imprese che ha portato in Piazza del Popolo a Roma ben 80.000 tra imprenditori e commercianti di ogni categoria, è stato questo il commento a caldo espresso da Claudio Bettazzi e Cinzia Grassi, rispettivamente presidente e direttore della Cna di Prato, che hanno guidato a Roma il gruppo di rappresentanza pratese il 18 febbraio scorso. Sottolinea Bettazzi: “abbiamo lavorato molto per il successo della manifestazione, ma la realtà è andata ben oltre le più rosee previsioni. Per la prima volta si è celebrata la giornata dell’orgoglio di tutti gli imprenditori, l’orgoglio di chi si è visto troppo spesso dimenticato ed è stato considerato un problema. Ma le piccole imprese (il 98% del totale) non sono il problema di questo Paese. Tutt’altro. Ne sono il riscatto, la ripresa; sono la soluzione al rilancio di consumi e investimenti e come tali vanno supportate e aiutate, non certo penalizzate come accaduto finora”.
Qualche cifra? “Secondo Cna – dice Grassi – negli ultimi 5 anni la Toscana ha perso ben 7.528 imprese artigiane. Per commercio, turismo e servizi, nel primo semestre 2013 hanno chiuso 2636 imprese, di cui quasi 1000 solo nel commercio al dettaglio”. A fronte di simili cifre dunque, legittima la domanda del direttore Grassi al mondo politico, a partire dal Presidente Rossi, a seguito dell’ultimo incontro con Rete Imprese Toscana il 19 febbraio scorso: “benvengano gli interventi immediati promessi su microcredito e semplificazione, ma possibile che qui in Toscana le priorità da affrontare siano solo queste?”.
Domande lecite e in linea con l’intervento del presidente nazionale Cna, Daniele Vaccarino, che ha messo il dito nella piaga rivolgendosi al premier Renzi e al neonato Governo. “Non abbiamo perso la speranza, ma la pazienza. La politica ci ha delusi. Non siamo sereni, siamo arrabbiati – ha detto Vaccarino – Ora basta con gli sgambetti alle imprese. Il futuro governo dovrà totalmente cambiare impostazione e proporre un progetto di crescita del Paese costruito sui punti di forza dell’Italia. E noi siamo uno di questi punti, con la capacità di rischiare, intraprendere, il nostro saper fare e la creatività. Chiediamo tagli alla pressione fiscale, a partire dall’Irap che colpisce chi produce, e una Imu che equipara i capannoni alle case di lusso. Va abbattuta questa burocrazia: siamo un Paese in cui ogni 3 giorni hai un adempimento da rispettare, e per assumere un apprendista servono 12 adempimenti, dove il digitale non riesce a sostituire il cartaceo, dove per tracciare i rifiuti ci si è inventati quel mostro che è il Sistri. Chiediamo che le banche tornino a fare il loro mestiere dando credito a famiglie e imprese, e che le liberalizzazioni non significhino togliere libertà di impresa e libertà di scelta ai consumatori. Noi non crediamo che i giovani non lavorino perchè poco ambiziosi, ma vogliamo consentirgli di realizzare le loro ambizioni. Noi ci siamo e l’Italia deve ripartire con le nostre imprese. Riprendiamoci il futuro. Insieme”.