Il meccanismo della cessione dei crediti, la chiusura dei cordoni della borsa da parte delle banche e le nuove normative in materia di Bonus, stanno mettendo in ginocchio il sistema delle ristrutturazioni edilizie già avviate da migliaia di imprese e cittadini. Se a questo aggiungiamo poi i problemi innescati dall’approvvigionamento delle materie prime, il quadro tracciato dalle imprese del settore costruzioni è davvero fosco e preoccupante.
A lanciare l’allarme è il Presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi, che analizza i dati dell’ultima indagine CNA in Toscana e chiede “un’azione congiunta che coinvolga in modo trasversale le forze parlamentari soprattutto dell’area Prato e Pistoia per portare il Governo a rivedere l’intero impianto del sistema bonus che sta mostrando tutte le sue pecche”.
Dai dati raccolti tramite un’indagine tra le imprese del sistema costruzioni a livello toscano nella metà del mese di marzo – spiega infatti Bettazzi – emerge che nelle oltre 150 imprese del campione intervistato si riscontra un valore di importi bloccati nei cassetti fiscali per una cifra di € 34.060.500, pari a n. 1.254 pratiche bloccate.
Il campione intervistato opera nel settore per il 41,72% nell’edilizia, il 52,98% nell’impiantistica e il 5,30% nel settore produzione (serramentisti). L’ambito di attività nei bonus fiscali di queste imprese è per il 29,53% su Superbonus 110%, per il 31,54% nell’ecobonus, per il 28,19% nel 50% bonus casa, mentre il 10,74% opera anche sul Bonus facciate.
Per l’ 87,50% la situazione di blocco sui bonus fiscali, causata dagli interventi del Governo, sta arrecando pesantissimi danni alla liquidità aziendale, ai contratti in essere e a quelli in divenire, arrecando enormi difficoltà anche ai committenti che lavorano nel rispetto di tutte le regole e le normative previste.
Se dopo la faticosa uscita dalla pandemia sembrava che ci fossero le premesse per far ripartire tutta la filiera della casa, sostiene Bettazzi, “di fatto oggi lo spettro della mancanza di liquidità generata dal blocco della cessione dei crediti, sta facendo chiudere i cantieri e riproponendo una crisi che le imprese non si possono permettere e che dobbiamo assolutamente evitare”. La priorità delle imprese artigiane e pmi che sono l’ossatura dell’edilizia italiana è oggi recuperare i crediti concessi ai clienti per avviare i lavori, e che ora rischiano di non rivedere più. Ci sono aziende che hanno applicato lo sconto in fattura e ora non sanno dove andare a cedere quei crediti: rischiano di essere l’anello debole della catena, che resta col cerino in mano. Bisognerebbe consentire nuove cessioni fin da subito”.
Secondo l’Agenzia delle Entrate nel 2021 il mercato delle cessioni, sulla base delle opzioni comunicate, ha toccato quota 38 miliardi di euro, e nei primi tre mesi del 2022 ha superato abbondantemente i 40 miliardi di euro. Parliamo di una grande quantità di crediti che sono finiti negli istituti bancari, ma che, considerati i blocchi delle ultime settimane, stanno esaurendo la propria capacità fiscale senza poter consentire la cessione ad altri soggetti. In pratica il mercato è arrivato a saturazione per i paletti imposti dalla normativa, in più ad oggi le banche hanno liquidato solo parzialmente i crediti acquisiti e gli istituti assicurativi coprono solo una minima parte del mercato”.
In questo quadro dunque, cosa sta accadendo alle imprese del settore?
Prosegue Bettazzi: “tra il 2021 e questi primi mesi del 2022 le aziende hanno recuperato terreno e lavoro, arrivando a raddoppiare se non triplicare il fatturato ma, al tempo stesso, hanno aumentato i crediti e diminuito la liquidità. Quest’anno pagheranno tasse, per ricavi 2021, che non hanno ancora percepito, e senza poter contare sulla disponibilità finanziaria, ed è proprio questa mancanza che compromette la possibilità di lavorare e sta fermando l’attività dei cantieri, con tutte le conseguenze per il mancato rispetto dei termini del contratto in essere e l’impossibilità di rispettare e portare a termine i contratti d’appalto nei prossimi mesi. Se a questo poi si aggiungono le lungaggini burocratiche che oltre alla normativa vengono poste dalle banche stesse con strumenti e piattaforme poco agevoli, tempi lunghi ed esiti incerti, si comprende bene come l’edilizia si trovi di fronte ad ostacoli quasi insormontabili”.
Di qui le proposte che CNA sta mettendo sul piatto delle istituzioni e dei parlamentari dell’area: è urgente identificare un sistema per riattivare le cessioni o si rischia la chiusura di migliaia di attività e la recessione del Paese e consentire di effettuare i lavori legati ai bonus su tempi più lunghi in modo tale da poter eseguire correttamente i lavori programmati impossibili al momento attuale da eseguire, viste le difficoltà di reperimento dei materiali legati anche al conflitto in Ucraina.
Dal canto nostro siamo a disposizione dei parlamentari del territorio per un confronto e per fornire proposte necessarie alla sopravvivenza del settore e dell’economia.