Pressione fiscale oltre il 59%, insostenibile per le imprese. I dati dell’Osservatorio CNA sul peso fiscale nelle province di Prato e Pistoia

Sulle piccole e medie imprese il peso medio del fisco, inteso come sommatoria delle imposte nazionali e territoriali, è tale da far emergere non “una” pressione fiscale ma “numerose” pressioni fiscali.

A contabilizzare l’entità degli esborsi ci ha pensato “Comune che vai, fisco che trovi”, il Rapporto 2018 dell’Osservatorio CNA sulla tassazione delle piccole imprese in Italia, giunto alla quinta edizione, che ha analizzato non solo il peso del fisco sul reddito delle piccole imprese in 137 comuni del nostro Paese, tra cui Prato e Pistoia, ma ha anche calcolato il Tax Free Day, cioè cioè il giorno della liberazione dalle tasse, la data fino alla quale l’imprenditore deve lavorare per l’ingombrante “socio” pubblico. E per calcolarlo,l’Osservatorio CNA ha basato la sua analisi prendendo come riferimento un’impresa tipo italiana, con un laboratorio di 350 mq e un negozio di 175 mq, ricavi pari a 431mila euro annui, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di reddito d’impresa l’anno.

Attorno ai dati relativi alle province di Prato e Pistoia è ruotata l’iniziativa organizzata oggi da Cna Toscana Centro “Comune che vai, fisco che trovi” che  ha affidato la presentazione del rapporto 2018 a Claudio Carpentieri (Responsabile nazionale del Dipartimento Politiche Fiscali di CNA). Sui dati poi si è sviluppata la tavola rotonda su temi spinosi (fisco, tari, burocrazia, evasione, investimenti utili a rendere competitivo il nostro territorio) che ha visto il confronto, numeri alla mano, tra Elena Calabria e Claudio Bettazzi – rispettivamente Presidenti delle aree territoriali di CNA Pistoia Città e CNA Prato Città – con l’Assessore al bilancio del Comune di Pistoia Margherita Semplici e l’assessore al bilancio del comune di Prato Monia Faltoni.

Questi, i dati che i vertici di CNA Toscana Centro, Elena Calabria e Claudio Bettazzi,  hanno messo sul tavolo degli interlocutori politici:

ogni anno, per più di 7 mesi, le aziende di Pistoia e Prato lavorano per il fisco al quale versano, tra imposte nazionali e locali, una cifra esorbitante del proprio reddito totale: il 59,2% (a Prato) e il 59,6% (a Pistoia).  Calcolato in giorni, praticamente gli imprenditori pratesi lavorano 216 giorni l’anno per pagare i tributi e 149 giorni per i consumi familiari, mentre gli imprenditori pistoiesi lavorano per 218 giorni ogni anno per pagare i tributi contro i 147 destinati ai consumi familiari. Soddisfatto l’erario dunque, solo a ridosso delle ferie il 3 e il 5 agostole imprese del territorio possono tagliare il traguardo del Tax Free Day  e iniziare a produrre per se stesse e a concentrarsi sui propri introiti e gli investimenti.

A ben guardare, hanno sottolineato Elena Calabria e Claudio Bettazzi, “ seppur con minime differenze tra Prato e Pistoia, emerge come il prelievo fiscale nel 2018 abbia purtroppo registrato un ulteriore lieve  aumento, e  ciò che resta nelle tasche delle imprese dopo il pagamento delle imposte – mensilmente parliamo di 1.700 € a Prato e 1.680 € a Pistoia –  è ormai assolutamente insufficiente a consolidare le attività e ad investire per modernizzarsi e crescere.  Ragionando quindi sia sul piano nazionale che locale, servono atti di responsabilità e un impegno forte del mondo politico su iniziative e investimenti che creino contesti favorevoli allo sviluppo economico  e alla crescita non solo del territorio ma di tutto il Paese. E bisogna agire subito per arrivare ad un fisco più equo e sostenibile verso le pmi”.

Di qui, le proposte che  Calabria e Bettazzi hanno messo sul tavolo degli Assessori al bilancio dei Comuni di Prato e Pistoia:

A livello territoriale:

  1. IMU – Indipendentemente dalle scelte nazionali, sui territori provinciali di Prato e Pistoia si chiede alle amministrazioni locali il blocco delle aliquote IMU e la rimodulazione delle aliquote IMU esistenti in relazione alla tipologia di utilizzo degli immobili, con partenza dall’aliquota base
  2. EVASIONE FISCALE – Si chiede di destinare il recupero dell’evasione fiscale esclusivamente ai fini dell’abbattimento delle imposte, sgravi ed esenzioni per le imprese
  3. TARI – Si richiede la revisione regolamentare per il recepimento della normativa nazionale che prevede l’esenzione TARI sulle superfici produttrici di rifiuti speciali non assimilati e l’introduzione della “tariffazione puntuale” nei Comune in cui sia previsto il sistema di raccolta porta a porta.
  4. AGEVOLAZIONI PER START UP – A livello territoriale si richiede l’introduzione in tutti i Comuni di agevolazioni triennali di Imu e Tari per nuove imprese e start up
  5. TAGLI ALLA BUROCRAZIA E SEMPLIFICAZIONE – Considerato che oltre al fisco, il secondo “socio occulto” e dannoso per le imprese riguarda gli oneri e la complessità della burocrazia, Cna TC chiede agli Assessorati competenti delle due amministrazioni di creare un tavolo di confronto per avviare, e portare a termine,  un percorso di semplificazione e omogeneizzazione di tutte le procedure previste per le attività produttive.

A livello NAZIONALE:

  1. ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, partendo dai redditi medio-bassi, utilizzando le risorse provenienti dalla “spending review” e dalla lotta all’evasione;
  2. rivedere la tassazione IRPEF delle imprese personali e degli autonomi, prevedendo delle riduzioni automatiche all’aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito “normale” che emerge dai nuovi Indicatori Sintetici di Affidabilità (ISA) (chi più è efficiente meno paga);
  3. rendere l’IMU pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa;
  4. prevedere il riporto delle perdite per le imprese che adottano il regime semplificato di determinazione del reddito secondo i criteri di cassa, già con riferimento alle perdite generate nel 2017;
  5. trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari, modificando ed integrando i regimi di cessione attualmente in vigore;
  6. definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’IRAP ed aumentare la franchigia IRAP ad almeno 30 mila euro;
  7. rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli periodicamente ai valori di mercato ad invarianza di gettito;
  8. agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti;
  9. evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica BtoB, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del “reverse charge” attualmente previsti, lo “split payment”, nonché la ritenuta dell’8%, applicata sui bonifici relativi a spese per cui sono riconosciute le detrazioni fiscali.
  10. Introdurre la Flat tax. La Flat tax deve essere introdotta in modo progressivo e credibile secondo un piano che, sulla base delle risorse rese disponibili attraverso il recupero dell’evasione e la riduzione della spesa pubblica:2) elimini la discriminazione attuale operata dalle detrazioni da lavoro delle piccole imprese personali.
  11. 1)  preveda la riduzione delle aliquote IRPEF a partire da quelle più basse del 23% e del 27%;
  12. Estensione del regime forfettario. Il regime forfettario deve essere esteso a tutte le imprese individuali e professionisti con ricavi inferiori a 100.000 euro è sicuramente la via giusta. Una misura che coniuga una reale semplificazione fiscale insieme ad una forte riduzione della pressione fiscale per centinaia di migliaia di imprese.  Il regime forfetario nasce da una proposta della CNA che, purtroppo e con rammarico della CNA, ha  visto una applicazione limitata alle sole imprese con ricavi compresi tra i 25 mila e 50 mila euro, per effetto dei vincoli comunitari, dal momento che il regime, tra l’altro, prevede l’esonero dall’applicazione dell’IVA.

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