“Il patto di stabilità si sta rivelando peggiore della crisi. Gli enti pubblici hanno soldi in cassa ma non possono pagare le ditte fornitrici. Per i vincoli di questo patto i lavori già fatti e rendicontati restano surgelati nei cassetti degli enti – virtuosi o meno – e nel frattempo le imprese hanno due alternative: o morire di “crediti”, oppure far causa agli enti locali per ritardato pagamento. Così non è più possibile andare avanti”. Giuseppe Marzano, nuovo membro di Presidenza della Cna, alza gli scudi contro il patto di stabilità che definisce “un escamotage iniquo che sta mettendo in ginocchio moltissimi imprenditori, costretti, per problemi di liquidità dovuti alle insolvenze, a chiedere anticipi alle banche sui quali si ritrovano a pagare interessi da far tremare i polsi”. La Cna ha lanciato l’allarme da tempo e le conferme di una situazione al limite del collasso sono piovute in questi giorni dalle dichiarazioni dell’assessore al bilancio della provincia di Prato e del sindaco di Livorno e presidente Anci regionale, Alessandro Cosimi. La Cna, prosegue infatti Marzano, “sta facendo uno sforzo straordinario sul fronte del credito per sostenere le pmi, già strangolate da crisi globale, burocrazia, assenza di liquidità, dalla cattiva prassi delle insolvenze tra privati e dal black out dei pagamenti da parte delle istituzioni. Come se non bastasse poi, nella finanziaria 2010 sono programmati ulteriori tagli agli enti locali che andranno sicuramente a peggiorare sia l’erogazione dei servizi a cittadini e imprese sia i pagamenti dovuti ai fornitori. Non intendiamo continuare a tollerare questo stato di cose. Sosterremo qualsiasi iniziativa venga presa per sbloccare la situazione e rafforzeremo l’azione di sensibilizzazione che abbiamo avviato verso istituzioni, parlamentari e forze politiche, perché dobbiamo impedire che il black out dei pagamenti travolga centinaia di imprese mettendo a rischio posti di lavoro e sviluppo”. In questo clima arroventato assume toni poco confortanti anche l’ultima buona notizia giunta dall’Europa dove è stata varata la direttiva contro i ritardi dei pagamenti nella p.a. che prevede tempi massimi di 60 giorni, trascorsi i quali scatterà una penale dell’8% per gli enti debitori. “Bene – dice il vicepresidente – peccato però che il voto definitivo sia previsto solo ad ottobre e gli Stati membri avranno altri due anni di tempo per recepire la direttiva. Tempi biblici e difficili da reggere per le piccole imprese già in crisi liquidità sulle quali, malgrado la moratoria dei debiti bancari che abbiamo ottenuto insieme alle altre associazioni, continuano a pesare negativamente anche i criteri di Basilea 2, pensati per grandi imprese e per un modello economico che niente ha a che vedere con l’ossatura economica del nostro paese, vale a dire le pmi sulle quali, non dimentichiamolo mai, si reggono ben due terzi dell’occupazione nazionale”.
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