CNA Costruzioni – Appalti pubblici: piccole e medie imprese fortemente penalizzate. I dati dell’Osservatorio nazionale CNA – Prato e Pistoia sotto la media nazionale

Le gare di appalto rappresentano, per le piccole e medie imprese italiane, una vera e propria scalata. Non a caso, infatti, l’Osservatorio nazionale sulla Burocrazia di CNA ha deciso di intitolare “Appalti pubblici. L’Everest delle piccole imprese”, il  IV° Rapporto sulla Burocrazia, che è stato presentato  il 12 maggio da CNA Toscana Centro e CNA Costruzioni nella sede del Consorzio CITEP a Prato alla presenza di molti rappresentanti delle istituzioni e delle principali stazioni appaltanti della provincia di Prato e Pistoia.

All’incontro sono intervenuti: Claudio Bettazzi (Presidente CNA Toscana Centro),  Marco Capozi (Responsabile Relazioni istituzionali di CNA nazionale e coordinatore dell’Osservatorio Burocrazia), Antonio Chiappini (Responsabile Costruzioni CNA Toscana). Leandro Vannucci (Presidente Consorzio CITEP), mentre alla tavola rotonda “Superiamo l’Everest con le novità del nuovo Codice degli appalti”, sono intervenuti: Riccardo Castellucci (Presidente Costruzioni CNA Toscana Centro), l’Assessore del Comune di Pistoia Leonardo Cialdi, l’Assessore del Comune di Prato Valerio Barberis, l’on. Erica Mazzetti (componente VIII Commissione ambiente, territorio, lavori pubblici e relatrice del nuovo Codice degli Appalti)

I DATI NAZIONALI

I dati elaborati dall’Osservatorio nazionale della Cna, che ha analizzato oltre 1000 procedure di gare d’appalto portate avanti in 28 città italiane, dimostrano come il 67% delle procedure sia prerogativa delle imprese di maggiori dimensioni: il mercato, infatti, è concentrato per oltre due terzi su bandi di importo superiore a 5 milioni, e di questi, la fetta più ampia è sopra i 25 milioni.

Secondo i dati del IV Rapporto, infatti, analizzando le classi di importo delle gare del 2021le micro imprese, che sono oltre il 96% del totale delle imprese italiane, possono potenzialmente accedere solo al 17% del mercato degli appalti pubblici, e la quota che riescono effettivamente ad aggiudicarsi fatica a superare il 5% del valore complessivo di questo mercato.

Sul fronte della suddivisione in lotti in Italia, solo il 10% dei bandi prevede la suddivisione in lotti, 8 bandi su 10 non motivano le ragioni del mancato frazionamento e solo il 3% dei bandi prevede clausole di territorialità.

Ad aggiungere difficoltà a questo quadro è la situazione normativa: gli interventi del legislatore che negli ultimi anni si sono susseguiti per semplificare, hanno invece comportato una stratificazione che ha reso più complesso il settore. Dal 2016, anno di promulgazione del codice degli appalti, ci sono state 813 modifiche e 17 linee guida dell’Anac. Il IV Rapporto sulla burocrazia prende in esame il quadriennio 2018-2021 e mette in luce la complessità degli adempimenti richiesti alle imprese per partecipare alle procedure di appalto per lavori di ammontare compreso tra 150mila e 5 milioni di euro. I dati emersi evidenziano le seguenti criticità: la presenza di 36mila stazioni appaltanti, che si comportano diversamente sul territorio nazionale; solo il 18% dei bandi prevede la suddivisione dell’appalto in lotti e solo 1 su 5 stazioni appaltanti motiva le ragioni della mancata suddivisione; solo 3 stazioni appaltanti su 10 garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara; 4 stazioni appaltanti su 10 non pubblicano nessun dato sull’esito di gara; il 30% delle procedure si svolge ancora in modalità cartacea e possono essere presenti fino a 150 allegati al bando.

I DATI DI PRATO E PISTOIA

L’Osservatorio CNA ha analizzato circa 30 bandi che hanno riguardato Prato, Pistoia e Calenzano, sul  cui territorio si conferma una scarsa propensione delle stazioni appaltanti a suddividere in lottisolo il 10% dei bandi viene suddiviso in lotti e meno del 10% dei bandi esaminati contiene una motivazione in caso di mancato frazionamento. Ciò scoraggia la partecipazione delle pmi al mercato degli appalti pubblici, senza contare la difficoltà delle stazioni appaltanti territoriali ad introdurre clausole di carattere premiale nei bandi a tutela delle pmi.

Altra nota dolente poi è la partecipazione in forma aggregata agli appaltia Prato e  Pistoia meno del 30% dei bandi prevede specifici requisiti di accesso per la partecipazione di forme aggregate quali i consorzi di imprese artigiane ma spesso vengono utilizzate formulazioni che non ne favoriscono la partecipazione. Ma non è tutto.

Detto questo però, un’unica nota positiva c’è:  se a livello nazionale, infatti, il 30% delle  procedure si svolge ancora in modalità cartacea con buste sigillate inviate per raccomandata, 3 stazioni appaltanti su 10 garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara (fonte di pubblicazione del bando), ben 4 stazioni appaltanti su 10 non pubblicano alcun dato relativo all’aggiudicazione (data di aggiudicazione, totale delle imprese che hanno presentato offerte, percentuale di ribatto aggiudicata, soglia di anomalia), per quanto riguarda Prato e Pistoia sul piano della trasparenza e della digitalizzazione questo territorio si dimostra si dimostra più virtuoso di altri visto che tutti i Comuni dal 2019 utilizzano in gran parte la piattaforma START della Regione Toscana per espletare le gare pubbliche.

LE DICHIARAZIONI

“I dati dell’Osservatorio hanno quantificato le enormi criticità che penalizzano l’accesso agli appalti delle imprese di Prato e Pistoia del settore costruzioni, confermando ciò che CNA denuncia da anni – precisa Riccardo Castellucci Presidente CNA Costruzioni Toscana Centro – Oggi sappiamo che, a parte la digitalizzazione del sistema degli appalti, sul nostro territorio tutti gli altri indicatori legati al sistema degli appalti pubblici si confermano pesantemente al di sotto della media nazionale, malgrado i nostri sforzi per colmare questo gap attraverso la sottoscrizione di accordi e protocolli che si infrangono però contro il muro della burocrazia istituzionale.  Ecco perché, se le pubbliche amministrazioni vogliono davvero salvaguardare le migliaia di impresse del comparto costruzioni hanno una sola strada: l’applicazione corretta del nuovo Codice degli Appalti e in particolar modo dell’articolo 50, che consentirebbe, da subito, di superare queste criticità, eliminando anche le distorsioni e il concetto del massimo ribasso che ha sempre favorito solo le stazioni appaltanti e non certo le imprese. Trattandosi di un codice di principi e non di regole, la qualificazione dei funzionari della p.a. diventa un elemento fondamentale da presidiare e se non si interviene sul sistema delle responsabilità questo Codice rischia di restare un quaderno di buone intenzioni, e questo sarebbe devastante per le imprese. Perciò CNA si impegnerà al massimo per alcune criticità evidenti: la discrezionalità e l’accorpamento delle stazioni appaltanti, il ricorso all’appalto integrato, l’obbligo di qualificazione per imprese di servizi

“Abbiamo fortemente voluto questo confronto con i Comuni interessati  – sottolinea il Presidente di CNA Toscana Centro  Claudio Bettazzi – proprio per diffondere questi dati e favorire così la consapevolezza, da parte di tutti i soggetti coinvolti, delle enormi difficoltà che le piccole imprese incontrano nella partecipazione alle gare di appalto pubbliche.  L’economia generata dal mercato degli appalti pubblici rappresenta il 13% del Pil europeo. In Italia, nel 2021, l’importo totale degli affidamenti sopra i 40mila euro è stato di 199,4 miliardi di euro, con un aumento del 6,6% rispetto al 2020 e del 13,4% rispetto al 2019. Da tutto questo mercato le piccole e medie imprese  che rappresentano il 90% dell’ossatura economica, restano, di fatto, escluse, e questo non è più accettabile. Ecco perchè avanziamo delle richieste precise alle p.a. come, ad esempio, prevedere nei bandi l’obbligo della suddivisione in lotti per favorire l’accesso alle pmi, sostenere le forme aggregate di imprese, semplificare le procedure, favorire la qualificazione delle stazioni appaltanti e limitare il ricorso al subappalto”.

“Le cifre del mercato degli appalti pubblici sono importanti – ha concluso Marco Capozi, responsabile Relazioni istituzionali di CNA nazionale e coordinatore dell’osservatorio burocrazia – e danno la misura di quanto il settore pubblico possa essere di impulso per la tenuta della nostra economia, che è fatta di tante piccole e medie imprese che continuano ad avere, però, evidenti difficoltà ad accedere a questo tipo di procedure. Su oltre 1.000 gare d’appalti analizzate in 28 città italiane, ben il 67% è appannaggio delle imprese di grandi dimensioni a cui va la fetta più ampia di tutto questo mercato dal quale, in pratica, le pmi sono coinvolte solo in modo marginale”.

Le richieste di CNA perché il nuovo Codice degli Appalti

sia un’opportunita’ per le piccole imprese

Dal tavolo di confronto organizzato d CNA Costruzioni Toscana Centro sono emersi anche i risultati ottenuti dall’associazione che ha lavorato per le modifiche al nuovo Codice degli appalti, che deve ora costituire un vero e proprio manuale per tutti gli operatori del settore, con regole chiare e proporzionate alla dimensione degli operatori economici.

Di qui, le richieste che CNA Costruzioni Toscana Centro ha messo sul tavolo degli interlocutori istituzionali:

·         Favorire l’accesso a micro e piccole imprese

·         Prevedere l’obbligo della suddivisione in lotti

·         Sostenere le forme aggregate di imprese

·         Semplificare le procedure

·         Favorire la qualificazione delle Stazioni Appaltanti

·         Semplificare la disciplina negli appalti sottosoglia

·         Tutelare i mercati locali

·         Limitare il ricorso al subappalto

·         Valorizzare le specificità dei beni culturali

·         Consentire una corretta applicazione dei diversi CCNL

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