Bettazzi: “Prato può guardare alla ripresa purché diventi un cantiere aperto di idee e progetti in realizzazione”

claudo bettazzi pres.Ripresa sì. Ripresa no. Anzi, forse. In un panorama in chiaroscuro gli imprenditori tentano di  districarsi tra proclami di ottimismo e senso di concretezza. A Claudio Bettazzi, presidente Cna, è stato chiesto di fare un po’ di luce su questi contrastanti segnali.

“Per analizzare il fenomeno guardiamo i dati di Movimprese e scopriamo che Prato si colloca tra le province più ottimiste verso la ripresa. Perché ? Nel 2014 il rapporto tra iscrizioni e cessazioni di imprese artigiane si è chiuso in negativo di  “sole” 30 aziende e nel raffronto tra 2007 e 2014 (i 7 anni della crisi) si scopre un saldo positivo di 151 unità, cifra in controtendenza rispetto a molte altre province toscane. Ecco perché ritengo che Prato sia tra le poche città con buone opportunità di rilancio economico. Se poi a questi dati sommiamo le percezioni positive degli indicatori e dei livelli produttivi, frutto del centro studi Cna nazionale, si impone una valutazione attenta sui percorsi da attivare per agganciare la ripresa”.

Cosa intende quando parla di progettualità da avviare ?

“Dopo mesi di confronto serrato ma costruttivo,  mai come in questo momento istituzioni e associazioni sono chiamati a lavorare insieme per fare  di questa città un cantiere aperto in cui dare gambe a idee e progetti che ci sono, rappresentano la chiave di volta, ma restano ancora sulla carta. Questo è prioritario”.

Guardando al 2015, quale aspetto dell’andamento economico la preoccupa di più ?

“Il fattore investimenti. Un’indagine Cna ha evidenziato che solo il 20,8% delle imprese prevede di fare investimenti nel primo semestre 2015, contro il 37,7% che invece ha investito nella seconda parte del 2014. Significa che alcuni parametri in lieve miglioramento non compensano gli ostacoli nazionali e territoriali ancora da rimuovere e si rende necessaria un’analisi seria sul contesto produttivo territoriale in cui operano le aziende e uno sforzo maggiore della politica nazionale e locale per migliorarlo”.

Qualche esempio?

“Le solite note dolenti da rimuovere. L’eccessivo peso fiscale che blocca crescita e sviluppo delle imprese, il nodo credito, la burocrazia insostenibile, per non parlare dell’ultima stangata piovuta sulle aziende di costruzione e installazione –  reverse charge e split payment – che obbliga a fatturare senza Iva a debito innescando crisi di liquidità pesanti per chiunque lavori con enti pubblici. Il nostro sistema Paese non può pensare che una congiuntura in lieve ripresa legata al cambio euro/dollaro sia la panacea che ci aiuterà a superare la crisi”.

Prato insomma sembra avere i numeri per rialzare la testa, ma quali sono le priorità ?

“Viviamo in una città collocata in posizione strategica rispetto a Toscana e Italia centrale. La nostra scommessa resta quella di ritagliare, per Prato, un ruolo propulsivo nel contesto metropolitano, puntando al potenziamento di infrastrutture e collegamenti, alla riqualificazione e al recupero di aree dismesse industriali,  all’acquisizione di nuove funzioni di servizio al sistema economico, ad interventi seri sul controllo del territorio che innesca, oggi, forti preoccupazioni negli imprenditori. Tutto questo impone una piena assunzione di responsabilità che coinvolga gli enti pubblici ad ogni livello. Le imprese sono disponibili. La sostanza su cui lavorare non manca, e questo difficilmente accade in molte altre città”.

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