La Prato del tessile mette a nudo i suoi due volti, opposti e contrastanti come mai prima. Da un lato, i lampi di luce piovuti dall’interesse per i campionari pratesi nelle fiere nazionali ed estere. Dall’altro, il tunnel sempre più cupo e buio che pesa sui contoterzisti, aggrediti dalla crisi e dalle distorsioni di un distretto che sembra incapace di ripensare a se stesso dando vita a nuovi rapporti industriali. A raccontare l’aria che si respira davvero negli stanzoni è Claudio Bettazzi, vicepresidente Cna e imprenditore tessile.
“Di questi tempi, l’attrattiva per i nostri prodotti è notizia molto gradita. Fa piacere perchè la speranza è l’ultima a morire, e io purtroppo di imprese morte ne ho viste troppe nell’ultimo decennio: un trend che può solo peggiorare viste le segnalazioni che ci arrivano da qualche mese a questa parte”.
Quali segnalazioni?
“Parlo di associati che denunciano pesantissimi allungamenti dei tempi di pagamento tra privati, ritardi impensabili per la filiera, oltre 180 giorni. Questo fenomeno potrebbe dare il colpo di grazia al tessile pratese perchè ha un solo effetto: la chiusura delle attività. Per questo sosteniamo con forza chi ci segnala simili disagi, così come lavoriamo con le altre associazioni per sollecitare politica e amministratori a portare avanti interventi urgenti su fisco, credito e contenimento della spesa pubblica”.
La crisi è nera, d’accordo, ma nel tessile c’è chi la usa come alibi senza pensare alle conseguenze?
“Certamente. Il problema è serio e bisogna portare alla luce gli atteggiamenti scorretti che riducono la liquidità, già scarsa, delle nostre imprese, pressate anche da un fisco iniquo e dalla cronica mancanza di credito bancario. Bisogna essere chiari, concreti e consapevoli: il vecchio modello di relazioni industriali non funziona più, è stato superato da una crisi che ha cambiato radicalmente le cose. Agire come in passato è assurdo e se la filiera non sarà ripulita dagli opportunisti che scaricano rischi e oneri sugli anelli più deboli, a Prato spariranno le imprese di servizio, e del tessile non resterà più nulla. Per questo serve, subito, una riflessione profonda, un nuovo modo di collaborare isolando comportamenti contrari all’interesse di tutti”
Per avviare questo percorso su cosa bisogna puntare?
“La sfida oggi si vince con la ricerca e l’innovazione, ma anche con accordi e alleanze su progetti validi in cui tutti scommettono qualcosa. Penso a nuovi obiettivi in cui Cna crede molto come le smart city, l’Ict, le reti di imprese, l’integrazione tra realtà di eccellenza che saranno il nostro valore aggiunto, dopo la crisi. Dobbiamo lavorare alla costruzione di legami sempre più stretti tra terzisti e committenti – almeno quelli che producono a Prato – , di agevolazioni mirate alla produzione locale, al risparmio energetico, ad azioni per cogliere tutte le opportunità di allungamento della filiera, anche guardando alle imprese orientali purchè nel rispetto delle regole, come condizione irrinunciabile. Tutto questo non è un’utopia, alcuni risultati già li abbiamo, ma bisogna superare le ipocrisie e lavorare avendo ben presente, come fine ultimo, il benessere del territorio, di chi ci vive e ci lavora.”