Aumenti materie prime. Indagine CNA sulle ripercussioni per le imprese

La spirale di rincari delle materie prime e dei semilavorati allarma le imprese del settore manifatturiero e in particolare le micro imprese del territorio, sulle quali l’impatto degli aumenti dei prezzi è più rilevante. È quanto emerge da una indagine condotta dall’Ufficio Studi della CNA nazionale su un campione di circa mille tra micro e piccole imprese.

“Cna ha lanciato l’allarme da tempo sulle ripercussioni che questi aumenti indiscriminati stanno avendo sulle aziende – spiega Claudio Bettazzi, Presidente di CNA Toscana Centro –  e ora l’indagine nazionale conferma un preoccupante impatto di questi rincari sulle nostre attività produttive. Stando ai dati infatti,  il 55% degli intervistati dichiara che subirà una contrazione della redditività (quasi il 70% nella chimica), un’impresa su sei teme rallentamenti dell’attività e una su cinque un calo di ordini e fatturato (24,3% per le micro imprese e 10,9% per quelle con più di 10 addetti). Inoltre i rialzi delle materie prime potrebbero generare spinte inflazionistiche e mortificare la ripresa della domanda con riflessi negativi anche sull’occupazione. Ad essere più esposte – prosegue Bettazzi – sono le micro imprese che hanno capacità molto limitate per adottare contromisure. I continui rincari e l’allungamento dei tempi di consegna rischiano di rendere insostenibili i preventivi accettati dalla clientela. Tra le contromisure il 67,8% del campione ha cercato di rinegoziare proposti al cliente, quota che sale al 71% tra le imprese con oltre 10 dipendenti e supera l’87% nel settore della chimica. Per arginare i rincari un’impresa su tre è alla ricerca di nuovi fornitori, strategia adottata dal 40% delle imprese dell’elettronica e dal 36,8% della meccanica/automotive. Nel complesso le imprese di minori dimensioni devono scegliere tra la forte contrazione dei margini di profitto e la possibilità di perdere il cliente. Il fenomeno dei rincari inoltre ha innescato una serie di difficoltà nel reperire le materie prime e le imprese valutano con preoccupazione anche l’allungamento dei tempi di consegna dei materiali che in media mostrano una dilatazione di 25 giorni con punte nella componentistica elettronica (40 giorni in più), polipropilene e poliuretano (33 giorni), laminati e reti metalliche 31 giorni. Slittamenti contenuti per coloranti e vernici (11 giorni), adesivi e sigillanti (17 giorni)”.

L’indagine si è focalizzata su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi. Nei primi 5 mesi  dell’anno gli aumenti sono piuttosto differenziati e oscillano dall’11% delle ceramiche al 50,2% del ferro rispetto alla media del 2019.

Ai metalli il primato dei rialzi: i laminati sono saliti del 45%, l’acciaio inox +37,1%, rame +31,4% e l’alluminio sfiora il 30%. Nel segmento del legname si segnalano il rincaro dell’abete pari al 39,4%, pino +32,5%, noce +25,9%. Rialzi molto consistenti anche nelle plastiche con il polipropilene che supera il 30%, il Pvc segna un +22,8%. I semilavorati per la meccanica mostrano un aumento medio dei prezzi del 25,5% mentre più contenuta la componentistica elettronica che si attesta al 17,2%.

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