Lo scorso 25 settembre, presso la sede nazionale di CNA, le Associazioni imprenditoriali CNA Federmoda, Confartigianato Moda, Casartigiani, CLAAI e le OO.SS. Filctem CGIL, Femca CISL e Uiltec UIL dopo uno studio attento sui fenomeni di disparità economica che hanno reso manifesta su tutto il territorio nazionale la debolezza contrattuale della subfornitura rispetto alla committenza, con un lavoro congiunto, hanno condiviso la sottoscrizione della certificazione oggettiva del costo del lavoro.
Come sottolinea il Portavoce di Federmoda CNA Toscana Centro, Francesco Viti, “le “tabelle del costo del lavoro” sono un passo avanti di grande rilevanza: uno strumento che esprime la base su cui andare a formulare, insieme ad altri parametri economici, i valori nella contrattazione privata fra committente e subfornitore. Sono valori di riferimento suddivisi per livello di appartenenza, che evidenziando il costo medio orario del lavoro, fissano inequivocabilmente un parametro omogeneo a cui sommare i costi fissi e la giusta remunerazione dell’attività d’impresa, per una reale sostenibilità economica del processo produttivo”
Al di sotto dei parametri definiti nelle tabelle sul costo del lavoro nel settore artigiano della Moda, dunque, il costo del lavoro deve essere considerato irregolare.
Questo in continuità con lo sviluppo delle attività previste dall’Osservatorio nazionale che sulla base di quanto condiviso nel rinnovo del CCNL dell’artigianato Tessile/Chimico del dicembre 2017, con la sottoscrizione anche del Protocollo sulla legalità, stanno sviluppando tutte le iniziative sindacali e istituzionali a difesa del buon lavoro, della sicurezza dei lavoratori per il rispetto di tutte le norme sulla legalità.
Per una competizione utile alla crescita, tanto delle imprese quanto dell’occupazione, occorrono condizioni certe e capaci di premiare chi le regole le rispetta.
La definizione del costo del lavoro è una risposta concreta alla definizione di parametri per la sostenibilità economica dell’intero settore e a fenomeni di sfruttamento dei lavoratori nella filiera della moda, dove si riscontrano situazioni di salari e commesse non rispettosi dei contratti nazionali di lavoro sottoscritti dalle OO.SS. maggiormente rappresentative sul territorio nazionale.
Stabilisce inoltre un parametro omogeneo per tutto il territorio nazionale sulla base del quale andare a calcolare la sostenibilità d’impresa, onde garantire il rispetto dei diritti di tutti gli attori coinvolti nel processo produttivo.
Lo scopo è quello di porre un argine all’applicazione dei contratti “pirata”, sottoscritti da Organizzazioni sindacali di comodo, scarsamente rappresentative sul territorio nazionale e che applicano salari al massimo ribasso” rispetto ai CCNL sottoscritti da CGIL-CISL-UIL e le parti imprenditoriali.
Dobbiamo richiamare a un’azione congiunta anche i Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, per condividere le tabelle elaborate dalle parti sociali sul costo del lavoro, per promuovere insieme un argine coeso a sostegno della legalità.
“Chi lavora in proprio o affida lavoro a terzi, senza rispettare il costo legale del lavoro contribuisce ad azioni di evasione fiscale e contributiva. Tutelare il Made in Italy dallo sfruttamento è possibile se abbiamo la volontà di affrontare i problemi rappresentando la realtà, sollecitando i controlli, promuovendo politiche unitarie nell’interesse dei territori, del lavoro e delle aziende”: hanno ribadito i rappresentanti nazionali dei tre sindacati, rispettivamente Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e CONFARTIGIANATO, CNA Federmoda CLAAI e CASARTIGIANI.
Scarica qui i documenti correlati:
AVVISO-COMUNE-PROTOCOLLOLEGALITA
Osservatorio CCNL Tessile Moda – Tabelle costo medio del lavoro firmate