“Servono misure straordinarie per salvare l’economia locale dall’emergenza Covid. Riaprire aziende e attività di ciascun settore è indispensabile per dare futuro alle filiere in estrema sofferenza”.
È questo l’appello unitario delle categorie – CNA Toscana Centro, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria – alla luce dei gravi danni che l’intero asset economico del territorio sta vivendo.
“La sospensione di alcuni settori non concentra, infatti, le ricadute negative su quegli specifici comparti ma innesca un meccanismo che, necessariamente, ricade su tutte le imprese.
Basti pensare ai distretti produttivi del tessile-abbigliamento e del calzaturiero. Lo stop dato ai negozi di moda ferma il lavoro degli agenti e dei rappresentanti di commercio, ma anche la produzione dei capi e lo stesso acquisto delle materie prime per realizzarli.
E lo stesso accade per i centri estetici, le palestre egli esercizi legati al benessere che fanno da traino a numerose altre attività. Ma non solo. La chiusura dei ristoranti comporta un evidente calo nelle forniture di vini e prodotti, ricadendo sull’intera filiera agroalimentare.
Si tratta di una delle crisi più difficili che il territorio sta attraversando e che comporta gravi cali di fatturato e perdita di numerosi posti di lavoro che in nessun modo il distretto può permettersi.
Da qui nasce la nostra richiesta: ci rivolgiamo alle Istituzioni cercando collaborazione e risposte tempestive ed eccezionali per gestire un’emergenza che, oltre a sanitaria, è diventata economica e sociale.
È indispensabile ridare lavoro agli imprenditori e ai dipendenti oggi fermi per costruire una prospettiva futura che ci faccia guardare al post-Covid. La chiusura delle imprese e il calo occupazionale sono dinamiche che devono essere contrastate quanto prima e che devono essere valutate come prioritarie.
Ci rammarichiamo nel constatare la mancanza di solidarietà da parte del Sindacato nei confronti delle imprese più colpite da DPCM e dei loro lavoratori, con la proclamazione – in questo periodo inopportuna – di uno sciopero dei dipendenti pubblici. Una categoria, quest’ultima, meno a rischio degli addetti nei nostri settori, che stanno facendo i conti con gravi perdite occupazionali.
La distanza fra “garantiti” e “lasciati a se stessi” si può colmare soltanto con una forte volontà unitaria, senza la quale diventa difficile pensare a una ripresa.
Per questo ribadiamo l’urgenza di riaprire le attività per dare futuro al tessuto imprenditoriale del territorio: in gioco c’è la tenuta economica e sociale locale. Non possiamo aspettare”.