“Per il lavoro dignitoso e per il ripristino della legalità nel sistema produttivo illegale pratese del tessile-abbigliamento”. Questo l’eloquente titolo del documento firmato il primo marzo dai sindacati tessili e dalle associazioni datoriali.
“Il documento, siglato nel giro di un mese, rappresenta la nostra volontà di dire basta agli orari e alle retribuzioni indecenti e su base etnica, alla concorrenza sleale e all’illegalità economica” dichiarano i firmatari. “Siamo chiaramente di fronte a un “sistema” di produzione illegale della ricchezza che come tale va affrontato. Per questo, ai controlli a tappeto della Regione nelle aziende di abbigliamento, che devono diventare strutturali, è necessario affiancare, da subito, controlli interforze mirati a quella parte del “sistema” che lo alimenta, e dal quale passa la gran parte dei flussi produttivi. Ci riferiamo alle, poche, aziende di stamperia e tintoria in pezza e in capo il cui vantaggio competitivo maggiore è dato dallo sfruttamento lavorativo e dalla sistematica evasione fiscale e contributiva.
Questo è causa della chiusura di aziende corrette e del licenziamento dei loro dipendenti che, spesso, non hanno alternativa al passare a lavorare per le aziende illegali.”
“L’intervento mirato su queste aziende, ad alta immobilizzazione di capitali, obbligherebbe il “sistema” a legalizzarsi per non vedere svanire gli investimenti milionari fatti” continuano gli estensori del testo “e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, delle retribuzioni, della contribuzione e dei versamenti al fisco ripristinerebbe la concorrenza leale. A questo fine indichiamo una serie di “dissonanze” -veri e propri indicatori, a parità di settore, delle aziende scorrette- che sarebbe bene verificare: sviluppo aziendale, modalità di assunzione e di organizzazione del lavoro, rapporto tra manodopera impiegata e consumi energetici, idrici e dei prodotti”.
“Inoltre”, proseguono “oltre a controllo delle merci in entrata, ma specialmente in uscita, dal territorio, il deterrente maggiore sarebbe l’applicazione sistematica da parte dell’Inps della normativa sulla responsabilità solidale, che costringerebbe i committenti delle aziende sleali a rispondere della contribuzione non versata dai propri terzisti”.
“Il documento” concludono i firmatari, “è già stato consegnato al Prefetto di Prato e sarà portato all’attenzione degli organi di controllo e della Procura della Repubblica. I soggetti che l’hanno sottoscritto si riconvocheranno periodicamente per valutare insieme i risultati ottenuti”.
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Per lavoro dignitoso e legalità