2013 conti ancora in rosso per l’artigianato pratese. Bettazzi “Regione e amministrazioni imparino ad ascoltare tutte le imprese”

Bettazzi Claudio, Presid. CNA PRATO 3“Non è solo la crisi ad impedire alle imprese di recuperare terreno, ma la scarsità di azioni di politica economica da parte di Regione e amministrazioni locali che, da un lato,  non offrono il giusto ascolto alle piccole e medie imprese e, dall’altro, non creano terreno fertile per progetti e bandi di ampio respiro rivolti alle pmi che rappresentano un segmento consistente della filiera produttiva. Questo è un errore, perché si sottrae al mondo artigiano la possibilità di intercettare nuovi fondi e risorse, anche europee, necessarie al rilancio.  Una cosa paradossale in una situazione economica così critica e pesante”.  Ad affermarlo è Claudio Bettazzi, presidente Cna, che torna con forza a ribadire l’urgenza di una concreta difesa della base produttiva a fronte degli ultimi, pesanti consuntivi sull’andamento del comparto artigiano nel 2013, fotografati dall’indagine Trend di Cna e Istat.

Entrando nel merito dei dati, a trascinare verso il basso le performance e i fatturati del comparto artigiano pratese, nel 2013, è stato soprattutto il settore terziario e servizi – spiega Bettazzi – che registra l’andamento peggiore di sempre: una flessione del 19,8% nel volume di affari (con perdita di circa 18 milioni di euro rispetto al 2012). In questo ambito, tutti i comparti segnalano pesanti passi indietro: i trasporti accusano una flessione del 22,6%; le riparazioni retrocedono del 18,8%; i servizi alle imprese e alle famiglie subiscono un crollo di volume d’affari rispettivamente del  28,1% e del 12,3%”.

Ma non è tutto.  Sulla stessa linea, l’indagine Cna evidenzia ancora il trend negativo di edilizia e costruzioni che arretrano rispetto al  2012 del 4,6%, e lasciano così sul terreno ben  7 milioni di euro, mentre il principale comparto artigiano, il manifatturiero, segnala una lieve ripresa (+1,4%) rispetto al 2012 e recupera 5 milioni di euro proprio grazie al tessile. Ma questo non vale per altri settori come quello alimentare (volume d’affari a -17,2%) e  -1,1% anche per la metalmeccanica, al terzo posto nei ricavi artigiani.

“Dal 2008 – dice Bettazzi – a livello regionale si sono perse ben 9.000 aziende e il 35% dei ricavi, una vera emorragia economica che non risparmia know how, competenze, occupazione, risorse, investimenti e che viene peggiorata dai carichi fiscali ormai insostenibili e da  problemi purtroppo irrisolti sul fronte istituzionale. Qualche esempio? Mancanza di chiarezza e di uniformità delle norme –  tempi lunghi, difficoltà a ottenere autorizzazioni, caos burocratico, risorse distribuite a macchia di leopardo – adempimenti non proporzionali alla dimensione d’impresa; una telematizzazione e digitalizzazione così scarsa che fino ad oggi non ha snellito la macchina burocratica né facilitato i rapporti con le pubbliche amministrazioni. Ecco perché  torniamo a chiedere con forza al mondo politico di agire in fretta per salvaguardare le aziende,  il tessuto su cui si regge questo distretto.  Come?  Intervenendo per l’accesso al credito, la riduzione degli oneri e degli adempimenti amministrativi non necessari, l’apertura effettiva degli appalti pubblici e di bandi calibrati sulle piccole imprese e l’avvio di progetti utili a rianimare il contesto economico locale”.

 

 

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