“E’ tempo di creare una filiera d’eccellenza basata sulla cooperazione e non più sulla competizione. E’ questa l’unica terapia per salvare il tessile. Ma serve un deciso cambio di mentalità. Per questo invitiamo, da un lato, i produttori di filato e di tessuto che credono ancora nel distretto a rendersi disponibili ad una revisione dei rapporti e, dall’altro, i terzisti ad organizzarsi per garantire un servizio di maggior qualità”.
Senza mezzi termini sono queste le considerazioni condivise da Luca Rinfreschi, presidente nazionale Federmoda e da Francesco Viti, presidente provinciale, alla luce degli ultimi e drammatici dati sullo stato di salute della filiera tessile pratese. Le cifre sul calo di imprese dal 2002 fanno tremare i polsi, e se abbinate all’età degli imprenditori, alla mancanza di ricambio generazionale e alla scarsa capacità di investimenti, è scontata l’ulteriore diminuzione delle imprese e il crollo di redditività. Ma come uscirne?
“Oggi siamo ad un bivio – dice Luca Rinfreschi – o il sistema si scuote per rilanciare il distretto, oppure il tessile sparisce. Ecco perché diventa improrogabile uno sforzo triplice: sia delle istituzioni che devono creare le condizioni ottimali per fare impresa,con strumenti calibrati sulle particolarità del distretto per favorirne lo sviluppo; sia delle associazioni che devono continuare a far leva sulle istituzioni ottenendo soluzioni concrete per accompagnare gli imprenditori in un nuovo modo di fare impresa; sia della stessa classe imprenditoriale, che deve cambiare, optando per nuovi modelli organizzativi e su un nuovo modo di essere e fare filiera.
Di pari passo però va resa più forte la filiera a monte, con reti di imprese verticali, che avrebbero un peso specifico maggiore e di conseguenza rafforzerebbero il proprio potere contrattuale nei confronti del committente e, al contempo, si potrebbero garantire migliori servizi sul prodotto (qualità, logistica, accessoristica). Queste reti ci aiuterebbero a dare risposte anche fuori distretto e potrebbero essere integrate con imprese ICT per la parte tecnica e dirette da imprenditori e giovani manager in collaborazione con Atenei e centri di alta formazione”.
Sulla stessa linea si dice anche Francesco Viti, presidente Federmoda Prato, che ammette “lo snodo sta tutto nel cambiamento, lo diciamo da anni, ma ora non ci sono più margini per tergiversare. Servono rapporti ridisegnati sul medio-lungo termine, sullo scambio di informazioni che permetta una migliore e più efficiente organizzazione del lavoro, su prezzi di lavorazione più remunerativi, che tengano conto della marcata stagionalità del lavoro, sull’etica, sulla collaborazione e sull’assunzione di stabili impegni reciproci. I tempi sono più che maturi per unire committenti e terzisti in reti di imprese, basate sull’efficienza dei processi produttivi, sulla qualità del prodotto e sulla piena remunerazione di tutti fattori produttivi”.