Tra i primi posti delle promesse mai mantenute dalla politica spicca la burocrazia, una vera bestia nera per le imprese. A quantificare la perdita di soldi e tempo è stata Cna con l’ultima indagine Ipsos.
“Per lo svolgimento di adempimenti burocratici – spiega infatti Bettazzi – il titolare di ogni piccola impresa lavora, in media, 47 giorni l’anno e, in più, deve utilizzare allo stesso scopo il tempo dei suoi dipendenti per 28 giorni. Il costo? 11mila euro che, moltiplicati per tutte le pmi nazionali fa salire il conto all’astronomica somma di 5 miliardi l’anno. Una follia se si pensa che tutto ciò riguarda pratiche e documentazioni che un terzo degli imprenditori giudica indebitamente attribuite alle aziende”.
Basterebbe questo, dice Bettazzi, “ a spiegare come, nell’era di Internet e delle comunicazioni multimediali, l’apparato istituzionare rimanga una specie di blob elefantiaco incapace di far fronte agli adempimenti che lui stesso ha creato, e in cui la trasparenza e la semplificazione devono ancora trovare residenza stabile”.
Il problema tra l’altro non riguarda solo il Governo nazionale. Per Bettazzi infatti, “la semplificazione non può essere attuata se non in un quadro generale di riduzione dei livelli istituzionali e va di pari passo con l’accorpamento dei servizi, delle funzioni e degli ambiti decisionali in un’ottica di area vasta. In quest’ottica, a breve avremo degli appuntamenti elettorali importanti per il futuro del nostro territorio ed anche come Cna lavoriamo da tempo per un contesto metropolitano. Se questo esempio fosse seguito dalle istituzioni, sarebbe molto più facile ridurre adempimenti e balzelli per le imprese”.
Tra le pratiche burocratiche pretese che comportano maggior perdita di tempo e costi rientrano la tracciabilità del contante, il Durc ed il Sistri che peraltro colpiscono uno dei settori più martoriati dalla crisi, quello degli appalti e della cantieristica. “Questo non è più accettabile – conclude Bettazzi – e i dati purtroppo ci dimostrano che le piccole imprese pagano un prezzo davvero troppo alto: un costo che innesca una perdita di competitività nel contesto europeo in cui andiamo ad operare. Ecco perchè la politica, tutta, deve capire che è il momento di cambiare, perchè le imprese non possono più permettersi simili e pericolose penalizzazioni”.