“Il quadro che emerge dal rapporto ‘La congiuntura dell’artigianato in Toscana. Consuntivo anno 2011 – Previsioni 1° semestre 2012’ elaborato dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, è chiaro: la Toscana è in piena recessione e l’artigianato e la piccola impresa subiscono pesantemente i contraccolpi della crisi, tanto che il morale degli imprenditori non è mai stato così sfiduciato e sconfortato, le previsioni per il futuro così pessimistiche” lo hanno dichiarato in conferenza stampa i vertici di CNA TOSCANA, intervenendo anche a nome di Confartigianato Toscana.
“Ad aggravare una situazione generale già molto pesante, si aggiungono i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, la mancanza di credito, le tasse sempre più alte. È una crisi economica, ma anche sociale. Il rischio è che venga distrutto quell’equilibrio sociale, oltre che economico, su cui la Toscana si è retta finora. Un rischio reale, perché l’economia toscana è fatta di piccola e micro impresa diffusa”.
115.446 imprese, 350.000 addetti, 8 miliardi di euro di fatturato, sono infatti i numeri dell’artigianato toscano.
“Servono misure urgenti, interventi delle banche sulla liquidità delle imprese, sblocco dei pagamenti della PA, contenimento della spesa pubblica; inoltre la Regione Toscana deve destinare le risorse per lo sviluppo economico al rilancio del vero cuore dell’economia toscana, l’artigianato e la piccola impresa”.
I DATI
Complice anche il rallentamento dell’economia internazionale e la nuova fase recessiva che, nella seconda parte del 2011, ha caratterizzato l’economia italiana, per le imprese artigiane toscane, il bilancio del 2011 è ancora una volta negativo, con notevoli contrazioni di fatturato (-10,2% in media, passando dal -6,5% del manifatturiero al -8,7% dei servizi al -15,6% dell’edilizia). L’unica eccezione è la pelletteria (+0,8%), mentre perdono terreno il complesso del sistema moda (-4,8%, punta negativa nella maglieria con -11,4%), la metalmeccanica (-5,2%, la cantieristica cala del 9,7%), l’oreficeria (-11,5%) e il lapideo (-11,0%).
Questo quanto emerge dal rapporto “La congiuntura dell’artigianato in Toscana. Consuntivo anno 2011 – Previsioni 1° semestre 2012” elaborato dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana.
L’economia dei settori artigiani, che già da un decennio deve affrontare difficoltà strutturali, ha subìto più di altri sistemi d’impresa i contraccolpi derivanti dalla ridotta capacità di spesa delle famiglie, dai vincoli posti all’espansione della spesa pubblica e dalle rinnovate preoccupazioni sul fronte della liquidità d’impresa e dell’accesso al credito, fattori negativi che hanno caratterizzato soprattutto la parte finale del 2011 e l’inizio del corrente anno.
Nel 2011, solo il 7,2% delle imprese artigiane regionali presenta incrementi di fatturato, a fronte del 18,7% del 2010. Da sottolineare però alcune differenziazioni: le aziende esportatrici vanno meglio di quelle non esportatrici; la contrazione del volume d’affari colpisce di più le imprese di minori dimensioni (fatturato -14,8% per quelle fino a tre addetti) rispetto a quelle più strutturate (nel settore manifatturiero e nei servizi le imprese artigiane con oltre dieci addetti si stabilizzano a -0,1%).
A livello territoriale, chiudono in negativo tutte le province: si va dal -7,0% di Massa-Carrara e dal -8,6% di Livorno per arrivare fino al -14,1% di Grosseto ed al -14,3% di Pistoia. Escluse Livorno e Massa-Carrara, per tutte le province toscane il 2011 risulta ben peggiore del già non brillante 2010.
Le conseguenze delle riduzioni di fatturato sono pesanti sia sul sistema delle imprese che sui livelli occupazionali: nel 2011, per il terzo anno consecutivo, le cessazioni di impresa hanno superato le iscrizioni di 447 unità e il tessuto imprenditoriale artigiano perde lo 0,4%; gli organici aziendali si sono ridotti di circa 3 mila addetti nel 2011 (-1,3%) e del 6,8% negli ultimi tre anni, con una punta del -11,8% nell’edilizia. Anche le forme dell’occupazione cambiano: la crisi determina un incremento delle forme flessibili e la riduzione delle forme contrattuali a tempo pieno.
Infine nel 2011 peggiorano, ma non potrebbe essere altrimenti, anche la propensione all’investimento e il clima delle aspettative imprenditoriali. La quota di imprese che hanno aumentato i propri investimenti è infatti passata dal 17,0% del 2010 al 5,9% del 2011, peggiorando anche rispetto al minimo storico registrato nel pieno della recessione derivante dalla passata crisi finanziaria (10,4% nel 2009).
Al ciclo congiunturale “ostile” si associa un clima di aspettative imprenditoriali che torna a guardare con prudenza e preoccupazione al prossimo futuro. Il primo semestre 2012 è atteso fortemente negativo, anche a causa delle difficoltà della gestione della liquidità e delle restrittive condizioni di accesso al credito.