LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE POTENZA A PARLAMENTARI, PREFETTO, CNA NAZIONALE
PRATO (20.03.2012) – Dopo due mesi di confronto, Governo e parti sociali sempre più vicine ad un accordo sulla riforma del mercato del lavoro.
Ma su questo fronte è forte la preoccupazione del Presidente Cna Anselmo Potenza che esprime perplessità legittime e dice: “dal Governo Monti ci aspettavamo di meglio. Questa riforma dovrebbe essere la precondizione per la crescita del Paese, invece non tiene conto del lavoro autonomo; e noi che rappresentiamo le imprese, siamo preoccupati per la ricaduta concreta e fattiva che questi provvedimenti avranno sulle nostre aziende.
Parliamo di Prato. Secondo l’analisi sul mercato del lavoro resa nota dalla Provincia di Prato sui dati del Centro per l’Impiego, l’anno scorso è stato registrato l’ennesimo dato negativo fra avviamenti e cessazioni e non è stata innescata una ripresa dell’occupazione stabile. In generale, dopo un buon primo trimestre, il 2011 ha poi rallentato tanto da giungere ad un saldo negativo del terzo trimestre di 1.144 contratti in meno e, nel quarto trimestre addirittura di -2.992 unità nelle imprese pratesi.
Nel 2011 si sono registrati 8 settori negativi – costruzioni, maglieria, metalmeccanica, i servizi alle imprese, il tessile, la pubblica amministrazione e il commercio – contro due soli settori positivi: abbigliamento e i servizi alla persona. Inoltre, parlando di mobilità, nel 2011 al Centro per l’Impiego di Prato sono stati inseriti in mobilità 1.831 lavoratori e la maggior parte proviene dalle aziende con meno di 15 dipendenti (1.419) .
Infine, nel 2011 sono state avviate da 32 aziende le procedure di CIGS, 22 nel tessile, 5 nel metalmeccanico, 3 di altri settori manifatturieri e 2 nelle costruzioni e hanno riguardato 749 lavoratori su 756 dipendenti totali, mentre sul fronte della cassa integrazione in deroga che è un particolare ammortizzatore sociale gestito dalla Regione e rivolto alle aziende con meno di 15 dipendenti, nel 2011 l’incidenza a Prato è stata invece lievemente inferiore rispetto al 2010”.
Con un simile panorama, “le proposte avanzate per la riforma si stima che porterebbero ad un appesantimento del costo del lavoro superiore al 2% che si traduce in circa 400 euro annui in più a dipendente, aggravio che deriverebbe dalla riforma degli ammortizzatori per circa l’1,3% e il resto dai nuovi regimi contrattuali”.
Di qui la preoccupazione di Potenza, contrario a questa “fretta di stringere un accordo che oltre a ridurre quelle forme contrattuali che negli ultimi anni hanno garantito una buona flessibilità in entrata, aggrava i costi anche sul fronte degli ammortizzatori sociali, lasciando i lavoratori autonomi ancora più esposti alla crisi. Penso ad esempio all’aumento degli oneri legati ai contratti a tempo determinato (resi troppo costosi e vincolanti e senza alcun riscontro negli altri Paesi europei); penso al fatto che non si sia tenuto conto della bilateralità; penso anche al tema della nuova indennità di disoccupazione che stando a delle stime nazionali potrebbe gravare per 2,7 miliardi in più”.
Ecco perchè, dice Potenza, “Se è vero che proprio sulle PMI bisogna puntare per far ripartire l’Italia, allora è evidente che una riforma così proposta potrà solo rendere la strada ancor più in salita, oltre a distogliere l’attenzione dall’obiettivo principale che è e resta quello di varare provvedimenti concreti orientati alla crescita ed allo sviluppo del Paese. Come si fa a incentivare la competitività se si aumentano i costi del lavoro? Perchè dovremmo pagare l’ennesimo danno provocato dai vecchi vizi della politica italiana e restare confinati al ruolo di “Figli di un dio minore”?”.