“Un’Italia con meno artigiani e meno piccole imprese – assicura Gregorini – sarebbe sicuramente un Paese più povero, in tutti i sensi, diverso, più brutto, peggiore. Essere artigiano, essere un piccolo imprenditore vuol dire infatti fare impresa, ma non solo. Significa anche essere parte integrante della comunità, del territorio, del tessuto sociale, rappresentandolo, custodendolo, esaltandolo”.
Il nostro segretario generale ha poi affrontato i temi più ‘caldi’ per il comparto. “Gli artigiani, le micro e le piccole imprese rappresentano oltre il 99 per cento del tessuto produttivo – ha rilevato – non è colpa nostra, noi vorremmo un numero maggiore di grandi imprese ma la realtà è questa. Purtroppo, però, quando si scrivono norme e misure per le imprese il riferimento, non solo da parte dell’amministrazione pubblica, è all’uno per cento. L’interesse nazionale invece è che l’impresa italiana, a prescindere dalla classe dimensionale, possa essere più competitiva grazie a una cornice normativa, fiscale e finanziaria che sappia cogliere le specificità delle imprese”.
“Il momento economico – ha proseguito Gregorini – non è dei migliori e si rischia una crescita da prefisso telefonico mentre altri Paesi europei, a cominciare dalla tradizionale locomotiva Germania, sono già in crisi. Di certo – ha tenuto a precisare – non aiuta a combattere questi pericoli la politica del credito. Da un lato la Banca centrale europea aumenta a raffica i tassi d’interesse, dall’altro gli istituti di credito italiani sono particolarmente avari: i dati della Bce rivelano che i prestiti alle imprese, se frenano in tutta Europa, fanno segnare nel nostro Paese la contrazione più forte dal 2004 a questa parte, senza segnali di inversione di tendenza”.
“Siamo rimasti stupiti anche dall’accanimento contro il superbonus – ha puntualizzato il nostro segretario generale – certi allarmismi sui conti pubblici a rischio per colpa di questa misura sono, forse, eccessivi e anche pericolosi. Il superbonus non poteva essere una misura permanente ma ha contribuito alla ripresa dell’economia, sia pure con un costo elevato. Ora vorremmo avere chiarimenti sulla questione dei crediti incagliati: sette mesi fa ci era stata promessa una mappa che ancora non abbiamo visto. Nel contempo è inaccettabile che i cantieri avviati con contratti firmati rispettando tutte le diposizioni di legge non posano concludere i lavori. Si tratta di oltre 20mila edifici, tra 40 e 50mila famiglie e alcune migliaia di imprese coinvolte”.
“Chiediamo al governo – ha affermato Gregorini – di correre ai ripari, varando provvedimenti a favore delle imprese, espansivi, sia pure nei limiti delle possibilità imposte dai trattati europei. Confidando nella Bce, che eviti nuovi incrementi dei tassi, e nelle banche italiane, che evitino ulteriori inasprimenti delle condizioni per concedere prestiti alle imprese”.
“Sul tappeto – ha evidenziato Gregorini in chiusura – c’è poi la riforma della legge dell’artigianato, che ha quasi quarant’anni e mostra tutta la sua età, ma per vincere le tante battaglie che si pongono di fronte a noi dobbiamo rimboccarci le maniche e condurre la nostra CNA davanti a tutti, che non deve diventare uno slogan, ma un obiettivo, un obiettivo alla nostra portata, se davvero tutti noi abbiamo a cuore la CNA come io sono sicuro che abbiamo”.