Oltre all’esplosione dei costi energetici e delle materie prime, un’altra spada di Damocle si abbatte ora su oltre 200 aziende del comparto casalinghi e pulizia della casa tra Prato e Pistoia, di cui più di 50 imprese con sede in Valdinievole con oltre 700 addetti e oltre 200 milioni di fatturato, che rischiano una crisi senza ritorno. L’ulteriore tegola caduta su tutte le imprese che lavorano nei beni di consumo – plastica, vetro, gomma e chimica – piove anche stavolta dall’estero ed è l’arrivo della concorrenza delle merci provenienti da medio ed estremo oriente, falsata per di più dalla disparità nei costi di trasporto.
Come spiega il Presidente del settore plastica, vetro, gomma e plastica di CNA Toscana Centro e portavoce nazionale CNA, Marcello Rafanelli, “è a fortissimo rischio la tenuta dell’intera filiera della plastica e dei casalinghi, che rappresenta una fetta importante dell’economia del territorio della Val di Nievole (in particolare a Larciano) ma che interessa una filiera su tutto il territorio di Pistoia e Prato. In particolare si parla di circa 200 aziende attive nei settori fabbricazione di prodotti chimici e fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche su tutto il territorio di Pistoia e Prato, di cui oltre un quarto localizzate in Val di Nievole”. In un contesto così pesante per le aziende Europee e Italiane in particolare (a partire dai costi dell’energia), prosegue Rafanelli, “ora il problema è rappresentato dal dumping esercitato da Paesi asiatici che producono a prezzi irrisori perché agevolati, sia sul piano energetico che del costo del lavoro e, in primis, dei trasporti. Parlo di realtà che oggi si trovano molto più avvantaggiate rispetto alle nostre imprese locali e che stanno ampliandosi in importanti fette di mercato UE e Extra UE. Ecco perché in questa particolare situazione, le aziende del settore ritengono decisivo “sollecitare Governo e UE affinché siano presi provvedimenti urgenti per tutelare le produzioni italiane, per limitare il forte differenziale di costi che è attualmente presente tra le aziende Italiane e Europee rispetto a quelle collocate nel medio e estremo oriente. Più precisamente riteniamo fondamentale che sia valutata l’attuazione di un filtro più ferreo per i beni provenienti dall’extra UE e destinati alla casa e all’acquisto da parte delle famiglie, visto che la competitività delle aziende italiane e locali è fortemente indebolita da cause esterne che sfuggono al controllo del Governo e della Commissione UE”.
Di qui, la richiesta di Rafanelli che a nome di tutto il settore ipotizza la necessità di “un filtro più forte alle importazioni di prodotti provenienti da paesi “a basso costo”, cosa che consentirebbea tante aziende falcidiate dai costi incontrollati di poter sostenere questo periodo, recuperando vitali fette del mercato interno Europeo”. In assenza di misure incisive del Governo e della UE, infatti, “le nostre imprese rischieranno di perdere mercato e capacità produttiva a favore di concorrenti che producono e portano reddito altrove, con il concreto rischio che tutto questo sia fatale per la tante imprese sul territorio”.
Ma non è tutto. Aggiunge Rafanelli, “la criticità del rapporto con le aziende di paesi extra UE riguarda anche il tema della partecipazione alle fiere internazionali, un elemento decisivo per riacquisire fette di mercato nel post covid e sempre più spesso registriamo che dalle fiere in Asia (in particolare in Cina) siano di fatto bandite le aziende UE, mentre non è prevista alcuna forma di filtro inverso negli eventi che si svolgono in UE. Ad aggravare poi la situazione finanziaria delle aziende di questo comparto si aggiungono poi gli insoluti, in crescita rispetto al passato a causa del costo esorbitante delle bollette per le aziende dei settori a elevato consumo energetico”.
Un ulteriore vulnus è poi rappresentato dalla scarsità di materie prime: “la plastica vergine è quasi introvabile. Le consegne sono ridotte e con tempi incerti, disponibili solo a prezzi cresciuti con punte del 150% rispetto al 2020 e purtroppo il materiale di riciclo non può sostituire ancora completamente il prodotto vergine, per cui molte imprese stanno programmando riduzioni della produzione per i prossimi mesi. L’acciaio necessario per i prodotti metallici, poi, ha una dinamica (negativa) simile: scarsità di offerta con prezzi attuali saliti di circa il 40% rispetto a fine 2020”.
Di qui, il grido d’allarme lanciato da un intero settore in forte sofferenza, ma il problema, conclude Rafanelli, “riguarda la nostra intera comunità nazionale e Europea, chiediamo un impegno oggi per la difesa delle imprese, consapevoli che la drammatica situazione che stiamo vivendo rischia di rendere più forti le economie e la potenza dei regimi illiberali e totalitari. La difesa della capacità produttiva interna è oggi anche un’azione a difesa della democrazia”.