“La guerra in Ucraina ha innescato l’esplosione dei costi energetici già lievitati nel periodo pandemico, e questo shock sta conducendo le piccole e medie aziende verso una sorta di un lockdown produttivo non governato, che non risparmia nessun settore: trasporti, moda, produzione, manifatturiero o tessile che sia”.
A lanciare l’allarme è il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi che spiega “C’è già chi programma di tenere gli impianti attivi solo a giorni alterni, chi pensa di rimodulare gli orari, chi paventa addirittura l’ipotesi di periodi di chiusura perché non trova più conveniente continuare a produrre sostenendo simili costi, e alle imprese non resta che tagliare drasticamente margini e attività. Da ciò che vediamo oggi, in assenza di ristori adeguati per sostenere concretamente i settori produttivi, la chiusura di migliaia di aziende è un’ipotesi tutt’altro che azzardata e gli effetti sull’economia locale sarebbero drammatici ”.
Già in fase pandemica i rincari energetici sono piombati a valanga sulle imprese, tra il 2019 e il 2021 la bolletta è salita del 32% nel settore traporti, del 33% nelle costruzioni e del 30% nella manifattura. Se a questo aggiungiamo le tensioni legate all’inflazione, l’aumento indiscriminato delle materie prime, la contrazione delle forniture, il blocco delle esportazioni – che rappresentano una delle voci di maggior peso nell’economia del distretto – e l’impatto su tutta la nostra filiera, costretta a rivedere costi e spese e obbligata a rimodulare con urgenza i rapporti con committenti e clienti, il quadro che ci appare davanti è davvero devastante.
In questo contesto, è chiaro che una ulteriore stretta sulle forniture del gas russo – prosegue Bettazzi – rischia di compromettere in maniera strutturale la produzione e la competitività delle nostre imprese su cui pesa già da tempo il caro energia e mette in serio rischio la ripartenza post-pandemia”. Che fare dunque?
Bettazzi ha le idee chiare: “Mai come ora bisogna ripensare a interventi emergenziali di politica energetica, all’apertura alle fonti rinnovabili, alla sburocratizzazione degli incentivi sulle aziende che si dotano di impianti autoconsumo, a tagliare tasse e accise, a interventi sul fronte bancario, ma soprattutto chiediamo al Governo di mettere in campo risorse e ristori adeguati, che possano aiutare le imprese a reggere l’urto di questa ennesima crisi, a resistere e a governare questa emergenza con una maggiore liquidità. In caso contrario, ciò che abbiamo vissuto negli anni ’70 tra crisi finanziaria, energetica, produttiva, di approvvigionamenti, logistica e di pagamenti, sarà persino peggiore, e soltanto la punta di un iceberg contro il quale, volenti o nolenti, le aziende stanno già impattando”.