A giudizio della CNA gli obiettivi e le opportunità di investimento indicate nel PNRR necessitano di una cornice normativa adeguata, chiara e certa evitando di inseguire facili scorciatoie che non offrono alcuna garanzia in termini di tempistiche e qualità realizzative.
La Confederazione ritiene urgente intervenire sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, uno dei punti qualificanti del codice degli appalti ma che a distanza di cinque anni è ancora gravemente disatteso. Il potenziamento delle competenze degli operatori pubblici è la vera rivoluzione copernicana in materia, mandando in soffitta il modello dell’appalto integrato per privilegiare la qualità della progettazione esecutiva. Lo stesso PNRR indica la possibilità per le amministrazioni pubbliche di assumere tecnici dall’esterno.
L’esigenza di accelerare i tempi di realizzazione delle opere non può passare attraverso la liberalizzazione del subappalto, eliminando così qualsiasi riferimento alla capacità organizzativa e tecnica dell’impresa, unica garanzia per assicurare la corretta esecuzione dei lavori.
Infine CNA ritiene che si debba favorire il reale coinvolgimento del mondo della micro e piccola impresa nel mercato degli appalti pubblici intervenendo con misure specifiche come la maggiore suddivisione dei lotti e meccanismi per valorizzare le imprese del territorio.
L’evidenza degli ultimi dieci anni mostra che l’aumento medio del 70% del valore dei lotti ha fatto lievitare il contenzioso e allungato i tempi di realizzazione. Le micro e piccole imprese non sono un ostacolo, anzi rappresentano un prezioso strumento per un mercato più efficiente.
Nell’ambito del provvedimento sulle semplificazioni, CNA guarda con preoccupazione le ipotesi di liberalizzazione del subappalto e introduzione del meccanismo del massimo ribasso. Si tratta di una visione viziata da evidente strabismo che non interviene sulle vere cause della lentezza cronica per la realizzazione delle opere pubbliche. Inoltre rappresenta un orientamento non coerente con la direttiva europea e che discrimina in modo ingiustificato la platea delle piccole imprese nella partecipazione al rilevante mercato dei contratti pubblici.