Le semplificazioni non riescono a scrollarsi il vizio atavico di procedere a passo di gambero: uno in avanti e due indietro con l’effetto che burocrazia e lungaggini dettano i tempi ed i modi del fare impresa. L’ultima perla in ordine di tempo è il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del Consiglio Nazionale del Notariato, contro il decreto varato dal MISE che dal 2016 permetteva di costituire una start up online, di fatto gratuitamente.
Il provvedimento adottato dal Ministero, andava ad implementare le agevolazioni introdotte a partire dal 2012 per sostenere l’avvio di nuove attività imprenditoriali caratterizzate da una forte vocazione innovativa.
Ora, senza voler entrare nel merito della disputa giuridica, sorprende però l’adozione di un provvedimento che cancella da un giorno all’altro un possibile beneficio a supporto di una nuova iniziativa imprenditoriale.
Un beneficio, peraltro, immediato e tangibile, di cui potevano usufruire le start up innovative, e che ora dovranno tornare a muoversi nell’ambito delle regole consuete per la costituzione di una Srl ordinaria, con l’obbligo di redigere un atto pubblico di fronte ad un Notaio, con i relativi costi.
Si tratta di un passo indietro anche rispetto alla semplificazione, proprio nel momento in cui si sta discutendo il recepimento della direttiva Europea 2019/1151, che prevede l’istituzione dello sportello digitale unico per la costituzione online di società di capitali, con l’obiettivo di ridurre costi, tempi e oneri amministrativi per le PMI.
Proprio questa potrebbe essere l’occasione per un possibile ripensamento, anche alla luce delle possibili ripercussioni che il parere del Consiglio di Stato potrebbe avere sulle start up che in questi anni hanno, legittimamente, usufruito dell’agevolazione.