“Aumentano i costi delle materie prime e molti prodotti fondamentali per le filiere produttive iniziano a scarseggiare. Le filiere produttive che coinvolgono numerose imprese del nostro territorio iniziano a essere in grande difficoltà” è il grido di allarme che lancia CNA Toscana Centro.
“Ci sono arrivate numerose segnalazioni su questo problema dalle imprese dei settori Plastica, Meccanica, Legno e Costruzioni – dichiara il Presidente di CNA Toscana Centro Claudio Bettazzi – e da subito ci siamo attivati per inquadrare il problema, che risulta essere particolarmente preoccupante”.
Infatti, lo studio che ha condotto CNA evidenzia che il settore manifatturiero ha all’orizzonte una crisi dell’offerta delle materie prime a fronte di una domanda di prodotti lavoratori che è ancora elevata.
Nel dettaglio: la plastica vergine è quasi introvabile, “le consegne sono ridotte e con tempi incerti, disponibili solo a prezzi cresciuti con punte del 150% rispetto al 2020 – dichiara il portavoce Nazionale CNA delle imprese del settore Marcello Rafanelli – e purtroppo il materiale di riciclo non può sostituire ancora completamente il prodotto vergine, per cui molte imprese stanno programmando riduzioni della produzione per i prossimi mesi”. L’acciaio necessario per i prodotti metallici ha una dinamica (negativa) simile: scarsità di offerta con prezzi attuali saliti di circa il 40% rispetto a fine 2020.
Stessa cosa sta accadendo nel settore delle costruzioni dove – dice il Presidente Edilizia CNA Toscana Centro Rizzo Cataldo – “le materie prime legate al settore delle costruzioni stanno subendo aumenti che vanno dal 20 al 40 per cento e oltre con la previsione che nelle prossime settimane ci possa essere anche una difficoltà di reperimento di alcuni materiali legati all’efficientamento energetico. Con questi aumenti delle materie prime si rischia di vanificare i provvedimenti legati ai bonus statali messi in campo per rimettere in moto il volano economico del settore.”
Le origini del problema sono diverse – spiegano gli addetti ai lavori – ma per la scarsità di offerta l’origine è simile: a causa del covid molti stabilimenti dell’industria pesante (in tutto il mondo e anche in Italia, vedi acciaierie ex Ilva) hanno ridotto la produzione il cui ritorno ai precedenti standard produttivi richiede tempi lunghi, la logistica ha subito problemi simili. Altra questione è la domanda del mercato, che è rimasta tendenzialmente “alta” con ulteriori possibilità di crescita in alcuni settori, anche in virtù delle politiche espansive attuate dai vari stati che potrebbe veder vanificare la crescita del sistema laddove fossero messe in atto importanti speculazioni.
Il problema che la politica economica si trova di fronte è epocale: alla vigilia dell’attivazione delle grandi manovre espansive pubbliche sia dell’UE con il Recovery Plan che degli USA con gli interventi miliardari annunciati dal Presidente Biden il sistema economico sarà in grado di tenere un equilibro o le contraddizioni che stiamo osservando si trasformeranno in un rapido ritorno all’inflazione di massa?
“Senza dubbio i costi dell’aumento dei prezzi non possono essere fatti assorbire dalle imprese delle filiere produttive, cioè dalle PMI che reggono il sistema economico del nostro paese – conclude il Presidente CNA Claudio Bettazzi. Per questo lanciamo un allarme alle Istituzioni, che ciascuno faccia la propria parte per evitare squilibri e tutelare le imprese esposte alle dinamiche di un mercato dove in una situazione drammatica come quella attuale nulla è fermo”.