E’ allarme rosso per il sistema Moda. A mettere nero su bianco la crisi del settore chiedendo un confronto su misure ad hoc per salvare il comparto è stata Federmoda CNA nazionale che ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Economia e Finanze, al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Spiega Francesco Viti, vicepresidente Cna Toscana Centro con delega a Federmoda CNA, “siamo molto preoccupati per l’impatto che questa crisi sanitaria sta avendo su tutte le imprese della filiera moda, nessuna esclusa, e ancor di più per quello che ci aspetta nei prossimi mesi. Come confermato dai dati CNA infatti, a livello nazionale gli acquisti si sono ridotti del 50% e la seconda ondata pandemica segnerà di fatto la quarta stagione consecutiva in uno stato di recessione, il che significa per le imprese ben due anni di investimenti senza ritorno, con un calo di fatturato generalizzato che si stima dal 35% al 60% nel 2020, con una previsione sulla stagione primavera/estate 2021 pari a 50% – 70%. Non solo. Come stimato dall’IRPET, il sistema moda toscano a maggio 2020 perdeva il 40 % di fatturato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, e le esportazioni si attestavano su -35,5%. Poi a luglio eravamo riusciti a ridurre lievemente il gap e l’auspicio era quello di recuperare terreno con i nuovi ordinativi da raccogliere a settembre. Oggi sappiamo che questo non sarà possibile, considerando la recrudescenza della pandemia e le nuove restrizioni in arrivo che metteranno a rischio uno dei settori trainanti dell’economia locale e nazionale”.
Di qui, prosegue Viti, la decisione di “chiamare il Governo e tutti i Ministri competenti ad un tavolo di confronto specifico per il comparto Moda dove adottare diverse strategie di azione per preservare il settore, a partire da una moratoria finanziaria e contributiva per 18 mesi e l’adozione degli ammortizzatori sociali per tutto il 2021 fino ad arrivare alla concessione di aiuti a fondo perduto in base alle perdite subite a causa dell’emergenza, alle agevolazioni fiscali sull’acquisto di prodotti Made in Italy nel nostro Paese e ai sostegni per facilitare la crescita delle imprese attraverso patti di filiera e aggregazioni, alla flessibilità nell’utilizzo dei contratti a termine con importanti tagli contributivi per chi stabilizza e forma il personale in azienda”.
Solo un piano emergenziale di questa portata, conclude Viti: “potrebbe consentire alle aziende della settore moda di reggere la prolungata mancanza di ordini e lavoro che, in assenza di provvedimenti ad hoc per tutta la filiera, non potrà che determinare una forte riduzione del personale, mancanza di liquidità, perdite di know how, e infine moltissime chiusure, con pesanti ripercussioni sull’economia dei nostri territori e di tutto il Paese”.