Crisi COVID 19 – Bettazzi: “I dati della crisi a Prato e Pistoia. Appello alla responsabilità per salvaguardare le filiere”. Le proposte di CNA per il rilancio

“L’emergenza Covid 19 rischia di falcidiare le imprese del distretto pratese e pistoiese”. A lanciare l’allarme è CLAUDIO BETTAZZI, presidente di Cna Toscana Centro che, pur ritenendo prioritarie e irrinunciabili le misure imposte dal Governo per limitare i contagi da coronavirus, snocciola con preoccupazione  i dati di un primo report effettuato su tutti gli associati  a distanza di un solo giorno dall’entrata in vigore del lookdown generale.

LE CIFRE DELLA CRISI A PRATO E PISTOIA

“Il quadro di crisi che emerge da questo primo monitoraggio è pesantissimo – rileva infatti Bettazzi – Oltre il 50% della nostra base associativa ha chiuso i bandoni e non esercita più alcuna attività. Parliamo di oltre 3.000 imprese totali su Prato e Pistoia, un numero impressionante, e se guardiamo al nostro indotto dei lavoratori, considerando la media toscana poco al di sotto dei 2 addetti per impresa, significa che almeno oltre 10.000 dipendenti sono a casa senza poter lavorare, e per migliaia è già scattato il ricorso alla cassa integrazione.

Le cifre dei nostri uffici parlano chiaro: ad oggi le domande di ammortizzatori sociali tra Prato e Pistoia riguardano oltre 500 aziende per 3.500 lavoratori mentre si registra un boom di 400 richieste per l’attivazione del bonus da 600 euro. Non solo. Anche nelle attività legate alle filiere essenziali, con codici Ateco che autorizzano la produzione, ci segnalano un’operatività ridotta al 20-30%, quindi ben lontana dal trend che ci saremmo aspettati. Va da sé che la preoccupazione è altissima, sia per i rischi sul fronte sanitario sia per la tenuta dei sistemi economici.
Nell’ultima direzione  – prosegue Bettazzi  – ci siamo confrontati con tutti i settori – dal manifatturiero all’impiantistica, edilizia, turismo e commercio, servizi, liberi professionisti, settore legno, meccanica e via dicendo – e i problemi denunciati sono gli stessi per tutti:  un sistema di pagamenti che rischia di saltare sia perché committenza e clienti non riescono a tener fede agli impegni sia per il crollo della produttività, con pesanti picchi nel comparto contoterzi. Mi sento di richiamare tutti al massimo senso di responsabilità su questo, per non mettere a forte rischio le filiere produttive. La crisi di liquidità non risparmia nessuno e già costringe molti piccoli imprenditori ad attingere ai patrimoni personali, anche per tener fede alla riconversione degli impianti, per non parlare poi dell’estrema difficoltà nel reperire materie prime e forniture da pare di chi lavora per le filiere essenziali, seppur a cicli ridotti”.

E’ chiaro che, prosegue Bettazzi, “i nostri imprenditori tengono duro, vogliono fare la propria parte con grande senso di responsabilità per aiutare il Paese a vincere la guerra contro il coronavirus e produrre tutto ciò che può servire soprattutto al sistema sanitario e alla comunità, ma è evidente che nessuno uscirà da questa pandemia come c’è entrato. Dobbiamo già adesso agire guardando al futuro, consapevoli che bisognerà ripensare il nuovo modello di sviluppo dei territori, delle città, dell’economia in generale. Oggi, come dice Draghi, viviamo una tragedia umana di proporzioni bibliche e le azioni che i governi stanno intraprendendo per scongiurare la crisi dei loro sistemi sanitari sono coraggiose e necessarie, e devono essere sostenute. Ma l’aumento del debito pubblico dovrà andare di pari passo con misure di cancellazione del debito privato.   Il ruolo dello Stato è proprio quello di usare il bilancio per proteggere i cittadini e l’economia dagli shock di cui il settore privato non è responsabile e che non può assorbire.  I sussidi di occupazione e di disoccupazione e il rinvio delle scadenze per le imposte sono passi importanti che sono già stati introdotti da molti governi, ma proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di guadagni richiede un sostegno immediato in termini di liquidità. È un passo essenziale per tutte le aziende, per poter coprire le spese di gestione durante la crisi, sia per le grandi sia, ancor di più, per le piccole e medie imprese, per i lavoratori e imprenditori autonomi”.

LE PROPOSTE DI CNA

Di qui le proposte concrete che CNA Toscana Centro ritiene irrinunciabili per il nostro sistema territoriale e mette sul piatto delle istituzioni ad ogni livello, a condizione che prevedano però tempistiche di lungo periodo:
misure ad hoc per la salvaguardia della filiera tessile e sostegni mirati alla liquidità del contoterzi; interventi fiscali per le imprese (non bastano gli slittamenti delle tasse locali, ma servono leve strutturali che sostengano il sistema come l’abbassamento dell’IRES); l’erogazione di liquidità diffusa alle imprese senza tener conto del merito creditizio (che può peggiorare per la riduzione di fatturato legata all’emergenza); tempi celeri per la riscossione della cassa integrazione; semplificazione e sburocratizzazione; misure specifiche a supporto della formazione professionale; procedure semplificate per l’affidamento dei lavori pubblici; sblocco dei contributi alla filiera del cinema; proroga delle detrazioni fiscali su sismabonus ed ecobonus, aumento delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni e lavori pubblici finanziati in deficit dello Stato e superamento dei vincoli di stabilità anche per i Comuni; progetti di rilancio di centri storici e promozione dei territori e rilancio del turismo e delle produzioni locali come leva di rafforzamento dell’economia interna.

Per questo, conclude Bettazzi, anche sul nostro territorio servono subito tavoli di confronto tra istituzioni e associazioni di categoria perché in una fase così straordinaria dobbiamo essere certi che tutte le risorse che saranno destinate a sostenere l’economia, da qualsiasi parte esse vengano, arrivino davvero alle imprese”.

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