Lettera della Cna nazionale a Bondi e Torsello

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, in versione integrale, questa lettera inviata dalla Cna nazionale al  Senatore Sandro Bondi,  ministro dei Beni e Attività Culturali, e Mario Luigi Torsello, Consigliere di Stato e Capo dell’ufficio Legislativo del Ministero dei Beni e Attività Culturali, sul tema del diritto d’autore e delle fluttuazioni dei costi degli apparecchi per la riproduzione audio e video.

Ill.mo Ministro,

 desideriamo sottoporLe, nell’ottica della migliore collaborazione possibile,  alcune considerazioni in relazione al Decreto di prossima pubblicazione, recante “Disciplina della misura del compenso per copia privata” attuativo dell’articolo 71-septies della legge 22 Aprile 1941, n. 633 sul diritto d’autore.

Prima di entrare nel merito del provvedimento, ci consenta di illustrare il quadro economico nel quale si muovono le aziende che utilizzano la riproduzione dei videogrammi e fonogrammi, attraverso l’uso di apposite apparecchiature.

E’ inutile ricordarLe come la crisi economica abbia colpito duramente tutte le imprese: si tratta di un dato ineludibile, ma contro il quale sono necessarie politiche di carattere generale.

Il dato a nostro avviso più significativo, in relazione agli apparecchi di riproduzione di videogrammi e fonogrammi per uso privato, è la fluttuazione del prezzo di mercato di tali beni.

Si sono spesso verificate, infatti, forti riduzioni dei prezzi, sulla spinta della concorrenza di apparecchiature di ultima generazione – estremamente sofisticate e perciò in continua evoluzione – lanciate sul mercato a seguito dell’applicazione delle tecnologie e delle innovazioni più recenti.

L’aspetto apparentemente più singolare, è la velocità con la quale si verificano le fluttuazioni dei prezzi. Si tratta di tempi brevi, assai più rapidi di quelli che interessano altri prodotti tecnologici – anche avanzati – presenti in altri segmenti di mercato.

Il mercato delle attrezzature per la riproduzione di videogrammi e fonogrammi segue invece un andamento proprio, fortemente influenzato dall’innovazione tecnologica. Ciò determina il continuo ricambio degli apparecchi immessi in commercio, con il miglioramento qualitativo delle prestazioni ed il conseguente aumento della loro domanda da parte degli utilizzatori.

Alla luce di quanto riportato, riteniamo che l’individuazione del metodo di calcolo dell’equo compenso per la “copia privata” definita dal Decreto,  non tiene conto della realtà del mercato. Sarebbe stato opportuno immaginare invece un meccanismo percentuale per tutti gli apparecchi, che pur restando ugualmente oneroso, avrebbe inciso in misura minore sui costi generali, assecondando le dinamiche del mercato e non configurandosi come un regime tariffario.

In tal modo, al contrario, il compenso calcolato in cifra assoluta incide sul costo finale del prodotto in maniera esponenzialmente crescente.

Gli operatori professionali che operano e sono rappresentati dalla CNA  (fotografi, stampatori, piccoli editori, video-operatori, ICT, traduttori, grafici e consulenti tecnici) saranno costretti ad ammortizzare i maggiori costi sostenuti per l’acquisto delle apparecchiature di riproduzione di videogrammi e fonogrammi, aumentando i prezzi dei beni o servizi, stante la rigidezza del calcolo dei compensi per copia privata.

Non riteniamo coerente l’incremento del prezzo delle apparecchiature finalizzato a corrispondere l’equo compenso agli aventi diritto. Questo perché pur essendo un diritto dovuto, legittimamente richiesto agli utilizzatori, incide in maniera troppo onerosa sull’utilizzatore e, di conseguenza, finisce per gravare sul consumatore finale.

Inoltre, l’eventuale aggravio dei costi a carico degli utilizzatori, potrebbe portare gli utilizzatori ad acquistare le apparecchiature di riproduzione all’estero,   causando un serio danno ai produttori e ai distributori nazionali di queste apparecchiature.

D’altro canto, la stessa relazione di accompagnamento al Decreto fa riferimento a questa ipotesi, definendola “area grigia” finalizzata ad evadere il pagamento del compenso, anche se viene riconosciuta la contestuale inadeguatezza della normativa italiana in merito al contrasto del mancato pagamento dell’equo compenso, nonché di un’ipotetica evasione fiscale. In entrambi i casi, non viene però quantificata l’eventuale perdita di gettito per l’Erario e la mancata raccolta del diritto da parte della SIAE.

Naturalmente da parte nostra vi sarà sempre un giudizio di condanna riguardo a fenomeni di evasione, essendo piuttosto favorevoli all’idea di modificare la normativa vigente per arginare tali distorsioni e consentire il regolare funzionamento della distribuzione dei diritti ai soggetti titolari.

Ci permetta, inoltre, di sottolineare un altro aspetto che, a nostro avviso, la struttura del Decreto non sembra prendere in considerazione. Ovvero, il fatto che, in alcuni casi, il soggetto avente diritto all’equo compenso e l’utilizzatore delle apparecchiature di riproduzione possano coincidere.

È a tal fine esemplificativo il caso del fotografo che corrisponde di fatto l’equo compenso acquistando uno strumento, quale la scheda di memoria, che servirà a produrre un servizio fotografico che si configura come opera dell’ingegno,  ma che non porterà al fotografo alcun ritorno in termini di corresponsione del diritto d’autore. Un fotografo professionista verserà perciò, del danaro a tutela dell’opera da lui stesso creata, senza vedere garantito il proprio diritto. 

Infine, riteniamo opportuno, per non dire necessario, permettere la partecipazione delle organizzazioni interessate, alle varie fasi di confronto e discussione in tutte le sedi dedicate a questo argomento: il comitato consultivo permanente per il diritto d’autore; il tavolo permanente presso la presidenza del Consiglio dedicato a questa materia.

Circa la rappresentatività della CNA, che rivendica la possibilità di contribuire al lavoro ed alle decisioni di queste sedi istituzionali, giova ricordare che è in vigore da diversi anni il sistema di monitoraggio ed individuazione del peso economico delle diverse categorie economiche e delle associazioni rappresentative, all’interno del meccanismo di determinazione degli organismi di governo delle Camere di Commercio.

Si tratta di un metodo riconfermato dalla recentissima riforma del sistema camerale, che permette di sapere – in ogni singola provincia e su scala nazionale – l’effettiva rappresentatività della associazioni imprenditoriali e dei settori economici di riferimento.

Sarebbe perciò opportuno che il Ministero dei Beni Culturali tenesse conto di questi dati – definiti in documenti ufficiali dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle Regioni – allo scopo di evitare ingiuste esclusioni, che sarebbero difficili da ignorare sia per noi, che per le altre organizzazioni imprenditoriali.

 Nel manifestarLe i nostri alti sensi di stima e nel rimanere a disposizione, l’occasione  ci è gradita per inviare distinti saluti.

        Il Presidente                                                                       Il Responsabile

     Andrea Nannini                                                                    Ettore Cenciarelli

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